STORIA Un rabbino nella Roma dei papi
Marina Caffiero / IL GRANDE MEDIATORE / Carocci editore
Tranquillo, di nome e di fatto. Una qualità che si rivelerà fondamentale per districarsi nel complesso rapporto tra ebrei e cristiani al tempo dei cancelli chiusi del Ghetto, dell’Inquisizione, delle delazioni. “Il grande mediatore. Tranquillo Vita Corcos, un rabbino nella Roma dei papi”, appena pubblicato da Carocci editore, è il contributo della storica Marina Caffiero per riscoprire un personaggio un po’ dimenticato eppure centrale in questa dinamica. Rabbino e medico attivo a Roma tra fine Seicento e inizio Settecento, con le sue notevoli capacità diplomatiche seppe incidere in più di una circostanza e riuscì a difendere la Comunità in un periodo segnato da terribili accuse, come quella classica e foriera di molti drammi dell’omicidio rituale.
Sottolinea Caffiero, che ha insegnato storia moderna all’Università Sapienza ed è autrice di numerosi saggi che ripercorrono la storia degli ebrei italiani nei secoli passati: “I gruppi dirigenti dell’ebraismo romano gestivano i rapporti con il papato e con le autorità ecclesiastiche con molta prudenza, accortezza e talvolta anche audacia. Poiché molti e diversi erano i centri decisionali e giudiziari che si occupavano di ebrei, spesso con conflitti giurisdizionali tra i vari tribunali, si aprivano spazi di negoziazione e di intervento alla comunità attraverso l’abilità dei suoi capi”. È in questa prospettiva che agisce il rabbino Tranquillo Vita Corcos, appartenente a una famiglia di origine sefardita di ricchi banchieri e mercanti che si era installata a Roma dopo gli editti di espulsione dalla penisola iberica di fine Quattrocento. Un membro della cosiddetta élite socio-culturale comunitaria la cui famiglia – documenta Caffiero – era assai nota anche nella società cristiana “per aver svolto per lungo tempo un ruolo protagonista nella aggressiva politica conversionistica avviata dai papi della Controriforma”. Fino ad oggi, aggiunge la studiosa, in pochi hanno posto in luce adeguata il nesso tra i Corcos e la conversione di molti suoi membri di rilievo. “Eppure – sostiene – si tratta di un legame, e di una lacerazione, che non poté non avere conseguenze su entrambi i rami, su quello dei convertiti e sul gruppo restato ebreo”. Dunque sullo stesso Tranquillo Vita Corcos.
Da qui parte il libro, guidandoci in un sentiero irto di sfide per gli ebrei romani in cui emergono le capacità strategiche di un leader che seppe muoversi abilmente anche sul piano della dissimulazione. Quindi anche a costo di ricorrere a “una sorta di riduzionismo dogmatico e dottrinale, finalizzato a presentare le due religioni, l’ebraica e la cristiana, come assai più affini e somiglianti di quanto generalmente si ritenesse (e fosse), anche sul piano teologico”.
Un’arte della mediazione a lungo sottovalutata dagli storici “anche nei suoi significati teologici, oltre che negli effetti sulla vita degli ebrei”.
Adam Smulevich