Italia-Lussemburgo, la Memoria
e il passaggio di testimone

ihra 1È con il passaggio di consegne al capo della delegazione del Lussemburgo Georges Santer che l’Ambasciatore Sandro De Bernardin (nell’immagine a sinistra, assieme a Santer) ha chiuso ufficialmente a Berlino l’anno di presidenza italiana della International Holocaust Remembrance Alliance. Prima come capo delegazione e poi alla guida dell’intera IHRA in un anno che ha visto il riconoscimento sempre più ampio del lavoro dell’Alleanza intergovernativa, De Bernardin ha ricordato nel suo discorso come circa vent’anni addietro la spinta fondativa fu determinata da un sondaggio che mostrava come in Svezia i bambini sapessero poco o nulla della Shoah. “Nei vent’anni trascorsi dalla sua fondazione l’IHRA ha lavorato duramente per ribaltare la tendenza a dimenticare e rimuovere dalla coscienza collettiva quanto accaduto, promuovendo la crescita della cooperazione internazionale sui temi della ricerca e dell’educazione, nonché sulla conservazione delle testimonianze e dei siti”. Questo però, ha sottolineato, non significa che si possa abbassare la guardia e, anzi, probabilmente la preoccupazione ora sarebbe ancora maggiore: non tanto, forse, per il timore che si dimentichi quanto per minacce differenti: “La distorsione della Memoria è ancora più insidiosa e pericolosa dell’oblio o della sua negazione. La distorsione è un’interpretazione malevola e selettiva che vuole negare le responsabilità o banalizzare la tragica gravità dei fatti. Distorsione e banalizzazione sono i primi passi verso l’accettazione morale di ciò che è accaduto, verso quel sonno della ragione che può lasciare spazio perché la storia si ripeta”. L’antisemitismo, tornato in modo più aperto e pericoloso rispetto a venti anni fa, significa che lo sforzo dell’IHRA non può dirsi concluso, nonostante l’adozione di una strategia organizzativa incentrata sulla salvaguardia del record storico e sulla riduzione delle distorsioni.
Un altro successo dell’anno di presidenza italiana è la rivoluzione portata alla tradizionale struttura di lavoro basata su una ripartizione tematica delle competenze (istruzione, ricerca, memoriali e musei), con l’obiettivo di focalizzare al meglio le azioni e i progetti. I delegati IHRA – che vengono da 32 paesi diversi – sono chiamati a lavorare in modo interdisciplinare, con l’obiettivo, come dall’anno della fondazione, di essere un’organizzazione capace di riunire le competenze e l’esperienza di governi e società civile, di funzionari pubblici e di esperti, al lavoro insieme in nome della Dichiarazione di Stoccolma, carta fondativa dell’IHRA.
“Il passaggio di consegne è la perpetuazione di una corsa a staffetta – ha continuato De Bernardin – iniziata circa venti anni fa. Corriamo ancora, perché abbiamo ancora un sogno: il sogno di un mondo che ricorda la Shoah, un mondo senza genocidi. E, lasciatemi aggiungere, un mondo senza indifferenza. Ma questo sogno può diventare realtà solo se corriamo alla luce della verità. E proprio questo è il motivo per cui dobbiamo stare attenti ai tentativi persistenti di reprimere la ricerca accademica, o di riscrivere la storia, o di trascurare le parti nascoste della storia, o di rifiutare di riconoscere quelle parti della storia che ci infastidiscono. Nelle parti nascoste della storia si possono annidare i mostri, e da lì possono tornare. Nessun paese è esente da queste tentazioni e da questo pericolo. Nessun paese ha la formula magica per risolvere il problema da solo. Nel villaggio globale che l’Europa e il mondo sono diventati, possiamo trovare soluzioni solo se restiamo uniti e crediamo che la verità ci renderà liberi”.

a.t. twitter @ada3ves