Mosè…

A conclusione della costruzione del Santuario, Mosè rende conto ai figli d’Israel in modo preciso e dettagliato di come tutto il materiale prezioso offerto del popolo era stato effettivamente impiegato nella realizzazione del luogo sacro e di tutti gli elementi ad esso afferenti, così come il Signore aveva comandato. Mosè intendeva rimuovere ogni possibile sospetto sulla sua onestà e sull’utilizzo integerrimo delle offerte del popolo; il midrash ci riporta, proprio in relazione a questa preoccupazione di Mosè, un momento di grande suggestione che ci illumina in modo esemplare sulla figura di Mosè che fondeva in modo unico la più grande confidenza con l’Eterno insieme ad una straordinaria umanità. Racconta il midrash che mentre era intento a render conto al popolo di tutte le offerte ricevute e del loro utilizzo, ad un tratto Mosè ha un momento di smarrimento e si dimentica di millesettecentosettantacinque sicli d’argento, che erano stati effettivamente utilizzati per realizzare i ganci delle colonne; il midrash prosegue narrando come il profeta, sentendosi improvvisamente in difficoltà nella verifica del materiale utilizzato, venisse colto da un senso di grande smarrimento e dal timore di perdere la fiducia del popolo, in quel momento il Signore indirizzò lo sguardo del profeta verso i ganci d’argento e Mosè si sentì rincuorato nel poter completare nella più assoluta chiarezza il rendiconto delle offerte e degli oggetti sacri realizzati. Al di là dell’esemplare figura di Mosè, l’episodio, nel racconto della Torah e nella lettura del midrash, ci dice quanto grande sia la responsabilità del leader ad essere “al di sopra di ogni sospetto”. Non solo nella propria coscienza, di fronte al Signore, ma anche in pubblico di fronte alla collettività cui deve rendere conto.

Giuseppe Momigliano, rabbino