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Cose che non si fanno

alberto cavaglionNella scuola di oggi la cancellazione del tema di storia dall’esame di stato mi sembra un male minore. Altro veleno circola da tempo nei corridoi delle scuole. Ogni volta che viene annunciata una iniziativa su temi connessi al 1938, all’antisemitismo, alla Shoah qualcuno si lascia scappare, a bassa voce, un sussurro: “Basta con questi ebrei!”. Si sa, la sala docenti è come un paese piccolo, la gente mormora: “A scuola non si fa politica!”. Il secondo sussurro è connesso al primo e contribuisce ad alzare il tono della voce fino a confluire in un no da parte degli organi collegiali. Il problema è delicato e della sua gravità non mi sembra si abbia piena coscienza.
In classe non si fanno comizi, su questo concordo; spesso mi sono trovato a litigare con colleghi che dalla cattedra hanno fatto propaganda elettorale contro Berlusconi o per il no al referendum. Con i risultati elettorali che poi, fra i giovani, si sono visti. Ora quegli stessi docenti corrono ai ripari chiedendoti con affanno l’ultimo video-discorso di Liliana Segre. Il delirio di onnipotenza è una male assai diffuso tra i prof. pari solo alla difficoltà nel fare autocritica.
Sulla politica a scuola mi appoggio al gran rifiuto di Salvemini. Alle università americane che gli offrivano cattedre per fare propaganda antifascista rispondeva con un secco no: la storia è la politica non sono la stessa cosa. Se mi chiamate a fare un comizio contro Mussolini, ripeteva, ci vengo di corsa, se mi chiedete una lezione sulla storia d’Italia verrò a fare una lezione sulla storia d’Italia, non un comizio. In un testo suo molto bello, che circola troppo poco nelle sale insegnanti, troviamo pure la risposta da dare ai bisbigli odierni delle sale docenti. Salvemini spiegava che una cosa è la politica altra cosa sono le questioni di coscienza. Queste vengono prima della storia nozinistica e devono essere insegnate ai ragazzi prima a prescindere dai nostri orientamenti di voto. Per combattere l’errore causato dall’ignoranza – nel nostro caso per combattere l’antisemitismo e il razzismo – appartenere ad una parte politica e dichiararlo ex cathedra non serve. Un bravo docente dovrebbe essere in grado di insegnare innanzitutto che “ci sono cose che non si fanno”. Non è semplice, ma nemmeno impossibile.

Alberto Cavaglion