Nastro d’Argento alla Memoria

Nell’anniversario delle leggi razziali, il drammatico racconto di 1938 – Diversi diretto da Giorgio Treves si aggiudica il Nastro d’argento come miglior documentario nella sezione Cinema del reale. Premiato insieme a Friedkin Uncut di Francesco Zippel e “Sono Gassman!” Vittorio re della commedia di Fabrizio Corallo, il lavoro di Treves – già presentato fuori concorso alla Biennale del cinema a Venezia – ricostruisce i meccanismi di persuasione messi in atto dal regime fascista per trasformare gli ebrei da “diversi” a “nemici della nazione”.Sempre sul filo della Memoria i giornalisti cinematografici, di cui il premio è espressione, hanno assegnato il premio speciale Per non dimenticare al documentario di Walter Veltroni Tutto davanti a questi occhi, dedicato alla testimonianza di Sami Modiano. Menzione speciale infine per il film di Pietro Suber 1938 Quando scoprimmo di non essere italiani.
In 1938 – Diversi, Giorgio Treves ripercorre l’incredibile manipolazione della propaganda fascista che, nel giro di pochi mesi, sfocia nella violenza della deriva razzista. Nel montaggio articoli, vignette, fumetti e filmati dell’epoca si alternano alle testimonianze di Roberto Bassi, Liliana Segre, Rosetta Loy e Aldo Zargani e alle riflessioni, fra gli altri, di Sergio Luzzatto, Alberto Cavaglion, Edoardo Novelli, Bruno Segre, Marcello Pezzetti, Liliana Picciotto, Michele Sarfatti.
Il documentario di Pietro Suber, già presentato alla Festa del cinema di Roma, ricostruisce invece cinque storie esemplari, raccontate in gran parte dai diretti protagonisti. S’incontrano gli Ovazza, una famiglia di ebrei fascisti massacrata sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943; Moretto, il pugile del ghetto di Roma che sfidò i fascisti; il ferrarese Franco Schonheit e i suoi genitori, sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti; un’ebrea friulana che si salvò nascondendosi in casa di un incisore del Vaticano e una famiglia di presunti delatori.
Il film si chiude con un breve viaggio tra Casapound e i movimenti di estrema destra e la vicenda delle strade ancora intestate, a 80 anni di distanza, ai firmatari del Manifesto della razza. A confermare, come se mai ce ne fosse bisogno, che quel passato non se n’è mai andato.
Tutto davanti a questi occhi di Veltroni ruota infine attorno alla testimonianza di Sami Modiano, classe 1930, nato a Rodi, all’epoca provincia italiana. In un racconto secco, a tratti così intenso da risultare intollerabile, Modiano racconta le leggi razziali, l’espulsione dalle scuole, la deportazione ad Auschwitz insieme alla famiglia. Le sue parole dipingono l’orrore più assoluto, la morte dei famigliari, la pena di tornare alla vita.
E al ricordo di quegli anni è dedicato anche il lavoro premiato come miglior documentario d’arte, Hitler contro Picasso e gli altri di Claudio Poli, che raccoglie una serie di testimonianze legate alla razzia di opere d’arte, nei musei dei territori occupati e nelle case dei collezionisti e ebrei, di capolavori destinati a occupare gli spazi di quello che Hitler immaginava come il Louvre di Linz e di Carinhall, la residenza privata di Goering, l’altro grande protagonista del saccheggio dell’Europa.

Daniela Gross