Lugano, il segno del rabbino Kantor

È il 1919 quando, a Grande Guerra appena conclusa, con molti stravolgimenti in corso in Europa e nel mondo, si affaccia a Lugano un primo nucleo di ebrei chassidici. Vengono dall’Est attraversato da turbolenze, sul lago Ceresio trovano tranquillità e rifugio. E così il piccolo nucleo, con il tempo, diventa una vera e propria Comunità.
In tanti, a Lugano, ricordano questa presenza d’impatto. La via Maderno sede della sinagoga costruita a metà del secolo scorso popolata da centinaia di studiosi e rabbini, con il caffettano e molti figli al seguito. Ristoranti casher, hotel casher, l’yiddish patrimonio linguistico comune. La sinagoga il punto di riferimento. E ancor prima i locali del ristorante Venezia, dove fino agli Anni Cinquanta e Sessanta ci si ritrovava in preghiera.
Oggi, di quel nucleo gradualmente dispersosi a New York, Londra, Anversa e Gerusalemme, praticamente nulla resta. Salvo la sinagoga, che è ancora un luogo vivo di identità e incontro. È però cambiato del tutto l’assetto comunitario: da oltre 10 anni infatti la comunità è gestita da un rabbino del Movimento Chabad, il newyorkese Yaakov Kantor. Quando lo incontrammo la prima volta, sette anni fa, per il primo dossier Oltreconfine, il suo arrivo era relativamente fresco. Oggi è possibile tracciare un bilancio più esaustivo.
“Intanto, devi aggiornare il conto dei miei figli: adesso siamo ad otto” sorride rav Kantor. Un’immissione di vitalità che sta giovando a una Comunità che, sottolinea, è molto particolare nel suo genere. “Siamo circa 300 in tutto il Ticino, dalle provenienze più disparate ed eterogenee. Le famiglie più radicate nel cantone possono vantare due o tre generazioni qui, non di più. Un mix molto interessante e stimolante”. Tra questi una ventina di giovani, che partecipano alle attività di studio organizzate dal rav e da sua moglie Yuti. Ma anche lo zoccolo duro degli “anziani” è fondamentale: “Ogni sabato in sinagoga abbiamo minian, non è una cosa da poco”. Le iniziative ruotano attorno al luogo di culto, evidentemente. Ma anche attorno al nuovo centro comunitario che si sta realizzando in prossimità. Un progetto di lunga data che sta trovando attuazione perché, riflette il rav, “un centro ebraico è necessario per garantire un futuro”.
Quali le caratteristiche che fanno della Lugano ebraica un polo attrattivo? Per il rabbino Kantor sono “la tranquillità e la stabilità della Svizzera, il clima disteso che si respira nei confronti di questa minoranza, il contorno paesaggistico che rende questa città la meta di alcuni progetti ambiziosi”. Come, cita con orgoglio, una Summer Yeshiva che si svolge ogni estate e che porta a Lugano alcune decine di studenti.
Positiva anche la relativa vicinanza con Milano, che per i Kantor è una frequentazione quotidiana. Sette dei loro figli sono infatti studenti della scuola del Merkos, gestita dal movimento Chabad. E quindi ogni giorno varcano la frontiera per ben quattro volte: due al mattino e due al pomeriggio. “Nessuna fatica – commenta però il rabbino – avere così tanti figli è una benedizione”.
All’ingresso della sinagoga luganese troviamo ad accoglierci Lony Angert, che gestisce non lontano un’attività commerciale. È nato in Israele, ma la sua famiglia si è trasferita qui nel ’79 (quando lui aveva 7 anni). Sorride: “Festeggio 40 anni in Ticino. Mi sento ancora del tutto israeliano, ma certo un po’ luganese pure. Ricordo bene l’epoca chassidica, anche perché abitavamo davanti alla sinagoga. Quando finiva la funzione dello Shabbat c’erano così tante persone per strada che le macchine facevano fatica a passare. Scene indimenticabili”.
Con la scomparsa di quel mondo, racconta, i pochi ebrei luganesi autoctoni o acquisiti come lui dovettero ripensarsi. Fu prima predisposta una sinagoga in un appartamento nel quartiere Paradiso. Una situazione non semplice da gestire. L’arrivo del rabbino Kantor, in questo senso, ha dato nuovo e decisivo slancio. “È lui tra l’altro a tenere i rapporti con i chassidici, ancora proprietari della sinagoga. Grazie a un accordo che è stato stipulato possiamo ancora beneficiare di questo luogo. Ed è un bene”. Cosa è la Lugano ebraica oggi, per Lony? “Un luogo in cui, malgrado i piccoli numeri, si fanno tante cose. E in cui una traccia del passato in qualche modo è ancora tangibile. Anche attraverso la conservazione di quel minhag. Uno Shabbat con noi è una esperienza che consiglio: un tuffo indietro di 100 anni”.

Adam Smulevich, dossier Oltreconfine Pagine Ebraiche marzo 2019

(nell’immagine, il rabbino Yaakov Kantor su un battello in servizio sul Lago Ceresio, in occasione della festa di Lag Ba Omer)