Oltremare – Modiin

fubiniCi sono ancora luoghi in Israele che io non sono proprio in grado di comprendere. Non la natura, quella è facile da capire e fare propria, una volta che ci si è abituati alla sua anima estrema e ci si è organizzati con bottiglia d’acqua perpetuamente in borsetta, vestiti appropriati e occhiali da sole d’ordinanza. No, parlo di luoghi del tutto manufatti, certe città per esempio, come Modiin. Modiin è nella mia testa un dormitorio di Gerusalemme o di Tel Aviv, posizionata abbastanza a metà strada e raggiungibile comodamente dalle due città principali d’Israele. E forse sarà l’imprinting torinese, dove l’orizzonte a quadretti fa ordine e nessuno può perdersi a meno di non venire da Marte, ma se mi lasciate in un punto a caso di Modiin senza gps o Google Maps, io alzo bandiera bianca e aspetto l’arrivo dei soccorsi. Le strade tutte identiche e tutte identicamente arzigogolate, i palazzi che formano anfiteatri senza spettacolo alcuno, tutti della stessa apparenza e della stessa altezza, e perfino centri commerciali indistinguibili gli uni dagli altri: troppo per un cervello abituato a tovare punti fissi e usarli da perno. L’ultima goccia è stata vedere un enorme orologio tondo sospeso all’interno di una vetrata trasparente in una struttura a campate immense che vorrebbe avere qualcosa di francese ma vuole solo, e non ce la fa. Ovviamente quella è la stazione di treni, mi sono detta. E invece no, anche il più ovvio dei riferimenti visivi, l’orologio, è stato messo lì da un architetto che evidentemente mi vuole fuori da Modiin a gambe levate. La stazione dei treni è 500 metri più giù e bisogna arrivarci. Ma poi bye bye, torno a piani regolatori espressamente inesistenti ma almeno senza tutte quelle curve.

Daniela Fubini

(11 marzo 2019)