Zaka, da Israele all’Etiopia
“Dignità a tutti i morti”

In prima linea negli scenari critici, per trovare soluzioni d’emergenza a sfide complesse. Ma in prima linea anche quando il dramma ormai è inelluttabile, ma restano comunque da assicurare dignità ai morti e vicinanza ai familiari di chi non c’è più.
Al fianco degli operatori etiopi e di alcune organizzazioni internazionali accorse sul luogo del disastro aereo del Boeing precipitato non lontano da Addis Abeba, spicca la presenza dei volontari dell’israeliana Zaka, l’organizzazione paramedica nata all’interno dell’ortodossia ebraica che si occupa del recupero dei corpi delle vittime. Trentacinque le nazionalità colpite, tra i 157 morti (tra cui, oltre a otto italiani, anche due cittadini israeliani).
Nata nel 1995, Zaka conta oggi sul contributo di alcune migliaia di volontari che agiscono in coordinamento con il governo israeliano e intervengono in occasione di incidenti, attentati terroristici, morti innaturali. Accanto ad una maggioranza di ebrei ortodossi agiscono comunque tutte le altre identità che formano la cosmopolita Israele. Motto dell’organizzazione, fondata dal rabbino Yehuda Meshi-Zahav, è “Salvare chi può essere salvato, onorare chi non ce l’ha fatta”.
Nei suoi ranghi, come riconosce l’organizzazione stessa, “anche cristiani, drusi, beduini e musulmani; giovani e vecchi; uomini e donne; religiosi e secolari”. L’assistenza è rivolta a chiunque “a prescindere da religione e identità, perché l’uomo è stato creato a somiglianza del divino”.

(12 marzo 2019)