…Nuova Zelanda

La strage di questa notte nelle due moschee di Christchurch rappresenta un passaggio politico grave e cruciale. Si tratta di un’azione terroristica organizzata, coordinata e condotta con tecnica militare matura. Oltre alle decine di vittime innocenti di fede musulmana, che a mio giudizio devono essere piante e commemorate in tutti i luoghi di culto del mondo, questa azione ha assassinato per sempre l’illusione che la retorica suprematista, xenofoba e razzista che leggiamo sui social media quotidianamente e che ci illudiamo di tenere sotto controllo sia solo un puro esercizio retorico. Il cosiddetto “hate speech”, per combattere il quale la stessa Unione Europea sta investendo risorse in progetti educativi, è una vera e propria piattaforma politica che connette in una rete globale estremisti irriducibili. Il passaggio dalla realtà virtuale dei social alle armi e al sangue reale delle moschee della Nuova Zelanda dice a tutti noi che la contrapposizione non è più limitata alla polemica politica. Sono necessari efficaci interventi di intelligence per smantellare le reti che sono cresciute in questi anni, ed è urgente un intervento a protezione dei cosiddetti luoghi sensibili. Le comunità ebraiche lo sanno bene: da decenni le sinagoghe sono presidiate da uomini delle forze dell’ordine, ed è paradossale che per recarsi a pregare in un luogo di preghiera (che dovrebbe essere considerato luogo di pace e meditazione) si debba entrare in un bunker. Ma evidentemente questo è il mondo che noi tutti abbiamo permesso che si strutturasse attorno a noi. Oggi andare a pregare in una moschea in Nuova Zelanda o in una chiesa in Egitto o in una sinagoga un po’ ovunque sta diventando un pericoloso atto di coraggio. Sarà necessario riflettere a fondo per creare le condizioni sufficienti a garantire ovunque la libertà di culto, che è uno dei pilastri delle libertà civili.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC