Trieste – Tabori, un genio a teatro
“Nespoštljivo, zbadljivo, nesramno, heretično. Genialno, postmoderno, satirično, porogljivo, bogokletno”, ossia: “Irriverente, pungente, insolente, eretico. Geniale, postmoderno, satirico, dissacrante, blasfemo”. Sono le prime parole che usa rav Ariel Haddad, il rabbino della Comunità ebraica di Slovenia, per descrivere l’ultima produzione del Teatro Stabile Sloveno di Trieste, dove il rav coordina le attività del Museo Carlo e Vera Wagner.
“Le variazioni Goldberg”, l’opera più nota del multiforme autore ungherese George Tabori, spesso definite un “midrash laico”, sono un testo complicato, difficile, molto poco rappresentato. Proprio per questo è ancora più potente la scelta della direzione artistica del teatro stabile della minoranza slovena in Italia. La regia di Robert Waltl – che è anche responsabile del Centro culturale ebraico di Lubiana – è coraggiosa, immaginifica e irriverente, e molto rispettosa del testo che è ovviamente rappresentato in sloveno, con quei sottotitoli che da qualche anno avvicinano alle produzioni del prestigioso teatro anche un folto pubblico di lingua italiana.
La storia, che si svolge a Gerusalemme in un teatro ebraico, racconta del tentativo del celebre regista Mr. Jay, e del suo assistente, Goldberg, di mettere in scena l’opera più ambiziosa: portare in scena le storie bibliche porta a una rapida e vorticosa esasperazione di toni e simboli, che portano alle origini dell’identità religiosa e morale dell’Occidente. Impossibile non confrontarsi con i rischi (e i paradossi) del prendere alla lettera il testo sacro, un dramma nel dramma, che è però allo stesso tempo commedia tragica, opera satirica, e pungente critica all’ipocrisia.
a.t. twitter @ada3ves
(Foto di Luca Quaia)
(17 marzo 2019)