Roma – “Giusti, esempio di libertà”
“Vogliamo ricordare chi ha lottato contro ogni forma di ingiustizia e sopraffazione, a tutela dei diritti fondamentali. Ci ritroveremo qui ogni anno per continuare a fare del Giardino dei Giusti di Roma un luogo di memoria, per riflettere insieme sui valori di libertà, democrazia e salvaguardia dei beni comuni“
È la promessa della sindaca Virginia Raggi, oggi intervenuta alla cerimonia di dedicazione di cinque nuovi alberi nello spazio verde inaugurato lo scorso anno a Villa Dora Pamphili. Cinque nuovi alberi nel giardino che cresce e che in occasione delle celebrazioni per la Giornata europea dei Giusti si apre alla trasmissione di storie e memorie che scaldano il cuore. Da chi come Bronislaw Geremek fu tra le anime di Solidarnosc e dedicò ogni sua energia alla lotta contro i totalitarismi a chi come Antonio Megalizzi, il giovane giornalista italiano ucciso lo scorso dicembre in un attentato islamico a Strasburgo, sognava un rilancio del sogno europeo (oggi, a ricordarlo, le commoventi parole della mamma e della sorella). E ancora Ursula Hirschmann, che fu protagonista della scrittura del Manifesto di Ventotene; Alexander Langer, costruttore di ponti di pace; Karen Jeppe, salvifica figura di sostegno alla popolazione armena.
Accanto alla sindaca, ad intervenire tra gli altri sono stati l’assessore Laura Baldassarre, il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, Grazia Barbiero della Fondazione Stiftung Alexander Langer, il presidente del Movimento europeo Pier Virgilio Dastoli, Maria Pia di Nonno dell’Università Sapienza, il presidente della Gioventù Federalista Europea Antonio Argenzano e Anna Foa, vicepresidente del comitato scientifico per la tutela e la valorizzazione del Giardino dei Giusti dell’umanità della Capitale.
Particolare soddisfazione è stata espressa da Nissim per la presenza di tanti giovani. “È il segno – ha affermato – che il più grande ideale per i giovani non è l’antipolitica, la ricerca dei nemici, ma che ognuno può fare qualche cosa nel suo piccolo per lottare per l’accoglienza, per impedire dei crimini, per rendere il mondo migliore. È un movimento che rompe gli schemi”. Qualche nota di rammarico invece sul piano dei rapporti istituzionali. In occasione di questa Giornata, ha detto Nissim, “non c’è stato un segnale dal governo e dal Parlamento, come avveniva negli scorsi anni: non vorrei che la Giornata dei Giusti dell’umanità fosse lasciata morire perché il bene plurale non viene considerato un grande valore”.
“Come i giusti del passato, i giusti di oggi scelgono di aiutare, di inventare e combattere per un mondo migliore. Il messaggio della scelta è significativo, la storia è fatto dalle scelte. Ciascun individuo – ha detto Foa – può cambiare il mondo”.
“L’odio è cieco, ma i social ce lo fanno vedere” ha sottolineato nel suo intervento Flick, esprimendo preoccupazione per il rancore e l’aggressività in circolazione nella società italiana e globale. Ad essere ricordati anche i drammatici fatti di Christchurch, in Nuova Zelanda, dove un suprematista bianco ha fatto strage di fedeli musulmani. Una sfida, quella della lotta all’odio, che come ha avuto modo di osservare Flick investe in prima istanza anche il mondo dell’informazione.
(18 marzo 2019)