Emanuele, il tram, la salvezza
Una Memoria a colori
Emanuele Di Porto ha appena 13 anni quando sfugge alla retata del 16 ottobre del ’43, salvato dai tranvieri dell’Atac che lo ospitano per 48 ore in un tram di Roma.
Una vicenda che ha recentemente raccontato in alcuni documentari e che ha emozionato Giorgio Ortona, artista di origine tripolina emigrato in Italia assieme a migliaia di suoi correligionari in fuga dai pogrom antiebraici degli Anni Sessanta.
Ortona, pittore di fama già protagonista alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia, chiede di poter visitare i depositi dell’Atac, e qui trova molto materiale su cui lavorare: i tram da riparare, i tram da lavare, il deposito dove tenere la sabbia che permette ai convogli di frenare, la bacheca con il medagliere che riporta il numero dei tram in servizio, i biglietti degli autobus, gli uffici e il bar dei lavoratori.
Da questo lavoro di ricerca nascono alcuni dipinti, che saranno al centro della mostra “Emanuele salvato dall’Atac”, che sarà ospitata al polo museale dell’Atac dal 2 all’8 aprile in collaborazione con il Benè Berith di Roma.
Tra i quadri esposti, oltre ai ritratti di Emanuele Di Porto, alcuni paesaggi urbani, palazzine davanti alle fermate degli autobus e visioni dall’alto della città di Roma, intitolate “Nuove mappe della metropolitana”.
La conferenza stampa della mostra, annuncia l’artista, si svolgerà all’interno del tram 404, più conosciuta come “la vettura del cinema”, che collegava Termini a Cinecittà. In questo stesso tram sono state girate scene di “Roma città aperta” di Roberto Rossellini nel 1945 e di “Bellissima” di Luchino Visconti del 1951.
Simbologie importanti per un artista che, negli ultimi tempi, come abbiamo già avuto modo di raccontare su Pagine Ebraiche, si è avvicinato al tema storico e a quello del ricordo. Un suo dipinto raffigurante alcune pietre d’inciampo ha aperto il dossier “Memoria viva” sul numero di gennaio dell’ebraismo italiano.
(20 marzo 2019)