In ascolto – Purimspiel
C’era una volta un tale Gumprecht di Szczebrzeszyn, melammed di Venezia e autore di un purimshpil in yiddish molto interessante, uno dei più antichi (metà 1500), in cui si narra che il re Assuero inviò i suoi emissari in moltissimi paesi, perfino in Polonia!
E dopo Gumprecht vennero molti altri autori e crearono nuovi testi sul miracoloso salvataggio degli ebrei per mano della Regina Ester, sempre in bilico tra il serio e il faceto, in un curioso intreccio di insegnamento morale e scene carnevalesche. Poco alla volta i purimshpil cominciarono a uscire dalle abitazioni private per entrare nei teatri e assumere il carattere di vere e proprie rappresentazioni, con cast sempre più nutriti, musicanti, costumi e maschere. E come molte altre espressioni della cultura ebraica est europea, la tradizione di portare in scena “il gioco delle sorti” raggiunse anche l’America e sopravvisse alla guerra.
Trieste 2019. Va in scena un moderno purimshpil con testo di Daniela Misan e musica di Davide Casali. L’opera, per voce narrante e orchestra, è uno straordinario miscuglio di elementi originali e di richiami famigliari, nelle parole e nelle note, a partire dall’incipit: “C’era una volta… ‘un Re’, direte voi. Ed è proprio così cari amici”. Daniela Misan comincia la sua storia ribaltando l’incipit di uno dei testi più cari a diverse generazioni di italiani: Pinocchio. In effetti, la storia di Ester è proprio costruita sul “ribaltamento” della realtà e forse, a ben guardare, potremmo anche trovare altri punti di contatto tra i protagonisti della vicenda biblica e quelli nati dalla fantasia di Carlo Collodi, ma non è questa l’occasione per farlo. Anche il testo dello spettacolo, come quello biblico, è costruito sull’alternanza di parti narrative e dialoghi, di prosa e poesia.
Le prime battute dell’orchestra richiamano il klezmer e ci portano idealmente in Est Europa, dove il purimshpil nasce, ma subito il narratore ci spiega quale sarà la funzione della musica: “La dolce Ester sarà rappresentata dal flauto, il clarinetto verrà suonato quando il Re Assuero parlerà, mentre l’ebreo Mordechai sarà rappresentato dal fagotto. L’ottavino impersonerà la Regina Vashtì prima moglie del Re, il crudele Amman ci apparirà con il suono dei corni e dei timpani. L’oboe rappresenterà la servitù, mentre gli archi saranno gli ospiti di un grande e sontuoso banchetto”. E subito ci torna in mente “Pierino il lupo”, magnifica fiaba musicale di Prokofiev, in cui, proprio come nella storia di Ester, alla fine il cattivo viene sconfitto.
La composizione di Davide Casali è davvero bella e interessante, perché si colgono il suo spirito e la sua idea compositiva, ma al tempo stesso affiorano qua e là gli echi delle grandi scuole che si svilupparono tra ‘800 e ‘900, si sente l’aria del Mitteleuropa e si entra in quel mondo musicale in cui l’Accademia sapeva attingere alla tradizione popolare.
Kol hakavod a Davide e buona festa a tutti!
Maria Teresa Milano
(21 marzo 2019)