Incontri non casuali

gianfranco di segniIl giorno di Purim, dopo aver ascoltato la lettura della Meghillat Ester al Tempio dei Giovani “Panzieri-Fatucci” sull’Isola Tiberina, ho approfittato della giornata di vacanza e del bel tempo per andare in giro per il centro storico di Roma. Camminavo senza seguire un itinerario preciso e a un certo punto, passando per i vicoli e vicoletti che separano Corso Vittorio Emanuele (II) e Castel S. Angelo, mi sono ritrovato davanti a una lapide dedicata “Ai combattenti della libertà umili eroi d’Italia trucidati alle Fosse Ardeatine caduti sotto il piombo dei nazi-fascisti” il 24 marzo 1944. La lapide riporta in particolare i nomi delle vittime dei rioni Ponte, Rione, Regola, Campitelli: 55 nomi, di questi 33 con cognomi (e nomi) tipicamente ebraici, il 60%. In totale gli assassinati dai nazisti in quella strage furono 335, lapide romadi cui circa 75 ebrei (22%). Gli ebrei nella prima metà del Novecento erano l’uno per mille della popolazione italiana. A Roma erano in proporzione maggiore. E nel centro storico ancora di più. Ma certo non il 60%.
Fra i nomi della lapide ho riconosciuto quello di Amadio Fatucci, a cui il Tempio dei Giovani è intitolato insieme al nome del rabbino David Panzieri, che assicurò lo svolgimento delle preghiere in quella sinagoga, l’unico Beth hakeneset che anche nel periodo più buio dell’occupazione tedesca di Roma non cessò di funzionare.
Purim è la festa delle sorti e del caso. Certi incontri, però, non si fanno per caso.

Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano