Fiume, il cerchio si chiude
Dieci pietre per la Memoria

“Questa città è anche la vostra. Qui sarete sempre le benvenute”. Glielo dice il sindaco, Vojko Obersnel. Glielo dicono i tanti fiumani che le abbracciano in una storica giornata di incontri e Memoria. 
Il 28 marzo del 1944 a Fiume veniva strappata loro l’infanzia e iniziava il loro viaggio verso l’inferno di Auschwitz. A 75 anni esatti dalla cattura le sorelle Andra e Tatiana Bucci sono tornate nella città che le vide nascere e crescere, accolte con i massimi onori dall’amministrazione cittadina. E con il compito di chiudere un cerchio, attraverso la posa di altrettante pietre d’inciampo in ricordo dei membri della loro famiglia assassinati nei campi di sterminio: Mira Perlow Bucci, Mario Perlow, Sonia Perlow, Jossi Perlow, Aron Perlow, Carola Braun Perlow, Rosa Farberow Perlow e Silvio Perlow e Sergio De Simone. Una viene dedicata anche a Roberto Braun, fratello della Testimone della Shoah Kitty.
L’appuntamento è di prima mattina, davanti al civico 15 della via Moše Albaharija. Andra e Tati, entrambe emozionatissime. Andra è con le figlie. Tati è accompagnata da uno dei figli. C’è anche il cugino Mario De Simone, fratello del piccolo Sergio che fu ad Auschwitz con le sorelle Bucci e venne poi ucciso in modo atroce nei sotterranei della scuola amburghese di Bullenhuser Damm. Mario è con suo figlio, che ha scelto di chiamare proprio Sergio in ricordo del fratello mai conosciuto. 
“In un mondo normale – dice il sindaco Obersnel – le pietre d’inciampo non dovrebbero nemmeno esistere. Ma poiché ciò è accaduto abbiamo il dovere di testimoniare e di raccontare queste storie ai nostri giovani. C’è un gran bisogno che certe cose si sappiano, per capire fino a quali conseguenze possono portare l’odio e l’intolleranza”. 
Accanto alle sorelle Bucci, in questa giornata speciale, ci sono tra gli altri anche il presidente della Comunità ebraica fiumana Ranko Špigl, il rabbino Luciano Moše Prelević, l’assessore ai giovani dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Livia Ottolenghi. E ancora, la studiosa Sanja Simper autrice di un ricco studio sulle persecuzioni antiebraiche in Quarnero da poco presentato in municipio e Rina Brumini, tra le coordinatrici della vita ebraica locale. 
“L’idea di realizzare e posare queste pietre è emersa durante il Viaggio della Memoria Miur-UCEI del 2018. Fu Tatiana a proporle” ricorda l’assessore Ottolenghi. L’iter avviato da una delle figlie ha trovato un esito positivo anche grazie all’interesse dimostrato dall’amministrazione. “Oggi – dice Ottolenghi – si chiude davvero un cerchio. Per questo, anche come UCEI, è stato fondamentale esserci”.
“Mi guardo indietro, guardo queste finestre che stanno alle mie spalle, ed è come se vedessi mia nonna che si affaccia” dice Tati, con la voce spezzata. “Oggi i nostri cari idealmente tornano qui. Abbiamo il cuore gonfio, ma siamo anche emozionate” conferma Andra. Non parlano molto, ma i loro volti dicono tutto. 
“Siamo qui con dolore, ma anche con l’orgoglio di ribadire la vocazione di Fiume quale città dell’inclusione e della tolleranza” sottolinea il presidente Špigl nel suo intervento. 
Fiume, che fu sede di una fiorente comunità ebraica capace di attrarre flussi migratori da molti paesi dell’Est Europa e che è oggi l’unica città croata ad aver accolto la posa di pietre d’inciampo per le vittime del nazifascismo. Una realtà inquietante, rivelatrice di una difficoltà a fare i conti con il passato che sembra colpire il Paese lontano dal Quarnero.
Poco distante, in Via Pomerio al civico 31, un tempo sorgeva la grande sinagoga distrutta dai tedeschi in fuga nel 1944. Si salvò invece dalla furia nazifascista il Tempio di rito ortodosso. È là che Andra e Tati si recano dopo la cerimonia assieme ai familiari, prima di una visita all’ex Palazzo del Governo simbolo della città.  
A concludere la mattinata la proiezione del cartone dedicato alla loro vita, La stella di Andra e Tati, prodotto dalla Rai, dalla società Larcadarte di Palermo e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano e recentemente acquistato anche dalla televisione di Stato israeliana con proiezione prevista in occasione del prossimo Yom haShoah.
In sala ci sono centinaia di studenti delle scuole fiumane, che assistono in rigoroso silenzio. Al termine della proiezione le domande si susseguono incalzanti: dai ricordi del lager alla trasmissione del proprio vissuto alle nuove generazioni, da come furono ritrovate dai genitori dopo la liberazione del campo al dolore sempre intenso per la perdita del cugino. È Memoria, è ricordo doloroso del passato. Ma è anche un inno alla vita, in grado di sovrastare ogni avversità. “La nostra volontà – dice Mario De Simone, che è stato concepito nell’immediato dopoguerra – è più forte della cattiveria degli uomini. Ne siamo la dimostrazione, anche oggi. Noi siamo qui, noi viviamo”. 

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(28 marzo 2019)