Controvento – Sonno contro le dipendenze
La dipendenza da sostanze (alcol, cocaina, eroina ed altre) o comportamentali (gioco d’azzardo, shopping compulsivo, dipendenza sessuale…) vanno considerate non un problema psicologico o psichiatrico, come finora si è ritenuto, ma un brain disease, una malattia del cervello, e come tale va affrontata. ”Ci possono essere fragilità caratteriali e nella personalità che favoriscono il ricorso a sostanze stupefacenti, o ad altri tipi di dipendenza” ha spiegato il neuroscienziato Ami Citri dell’ELSC, il centro di ricerca del cervello dell’Università Ebraica di Gerusalemme, durante un recente convegno organizzato dal BrainCircleUK a Londra. “Ma la dipendenza crea una memoria neuronale indelebile, e questo spiega perché anche dopo anni di astinenza basta una sniffata di cocaina, una goccia di alcol, una partita amichevole di poker per ricadere nelle dipendenza”.
Le droghe, spiega Citri, agiscono sul circuito della dopamina, il neurotrasmettitore che provoca il senso del piacere (reward in inglese), alterando il codice genetico della memoria. Il cervello si abitua a scariche eccezionalmente intense di dopamina (e quindi di piacere) e questa memoria si imprime in modo indelebile nel cervello ed è alla base della dipendenza. “Succede anche nei topi – spiega Citri – se gli metti a disposizione la cocaina sviluppano subito la dipendenza, e quando gliela togli i sintomi della crisi di astinenza sono uguali a quelli degli esseri umani. Non solo, se dopo qualche tempo li esponi di nuovo alla droga, lo sballo è potenziato”.
L’innalzarsi del livello della dopamina, se quel neurotrasmettitore è continuamente stimolato, porta ad un abbassamento nel livello della serotonina, il neurotrasmettitore che contribuisce a creare il senso di felicità e benessere (molto diverso dal piacere) e la cui carenza è alla base delle depressioni, che possono rappresentare un fattore di rischio nell’insorgenza delle dipendenze. Il piacere uccide la felicità.
Ma ora si sta studiando la possibilità di intervenire sui neuroni per cancellare la memoria del piacere da droga. Le ricerche più avanzate e promettenti vengono da due brillanti scienziati italiani: Antonello Bonci, che si è trasferito in America e dirige il National Institute of Drug Abuse di Bethesda e Luigi Gallimberti, psichiatra e tossicologo, docente all’Università di Padova. Partendo da una tecnica all’avanguardia che si chiama optogenetica, che consente di studiare, attivare o inibire i neuroni attraverso la luce, gli studiosi si sono accorti che è possibile cancellare la memoria della droga dai neuroni, eliminando così la dipendenza. L’optogenetica è invasiva e non è perciò praticata sugli esseri umani, ma si sta testando un sistema non invasivo, la TMS (stimolazione transcranica ripetitiva) che ha dato risultati molto promettenti ed è in fase clinica sperimentale (i risultati sono riportati nel libro La fabbrica della luce di Antonello Bonci e Luigi Gallimberti, ed. Rizzoli).
“Dalla nostra pratica clinica è emerso che, trattando con la TMS pazienti dipendenti da cocaina che avevano un sonno disturbato da molti anni, dopo pochi giorni di trattamento ricominciavano a dormire in maniera regolare. Un dato estremamente interessante – racconta il prof. Gallimberti – perché la mancanza di sonno sembra essere strettamente collegata alle dipendenze.
Soprattutto nella prima infanzia e nell’adolescenza, spiega lo scienziato, è necessario dormire almeno nove ore per notte affinché il cervello si sviluppi bene e soprattutto si rinforzi il circuito della razionalità e del controllo delle emozioni, che ha sede nella corteccia prefrontale, più sviluppata nell’Homo sapiens rispetto a tutti gli altri mammiferi.
“Oggi sembra essere diventato fuori moda mettere a letto i bambini presto e a un orario fisso, come avveniva in passato” sostiene Gallimberti. “La regolarità, la calma prima di andare a dormire (deleteri gli schermi dei computer e degli smartphones) sono fondamentali per dormire bene. La mancanza di sonno innesca una spirale negativa, che può essere prodromica all’abuso di droghe”.
Se a questo si aggiunge l’abitudine a soddisfare subito le richieste dei figli, senza insegnare loro ad attendere la gratificazione, la strada della dipendenza è spianata. “Un tempo quando i figli desideravano un giocattolo, si aspettava il Natale, il compleanno, la pagella, si creava il piacere dell’attesa: oggi la società dei consumi incentiva a dare tutto subito, e di nuovo, il bisogno di soddisfazione e piacere immediato si imprime nella memoria neuronale.”
Galliberti ha scritto su questo argomento un libro che tutti i genitori dovrebbero leggere (anzi, dovrebbe essere regalato dallo Stato alle donne incinte – magari grazie ai proventi delle tasse sul gioco d’azzardo).
C’era una volta un bambino. Le basi neuroscientifiche del buonsenso (Book editore) è la più convincente dimostrazioni dei danni che l’educazione permissiva e lo stimolo al consumo provocano non solo a livello psicologico, come è facilmente intuibile, ma a livello fisiologico, nello sviluppo del cervello, e in quelle che gli scienziati chiamano le “autostrade neuronali”, cioè i circuiti del pensiero, le abitudini che si consolidano nel cervello, e la cui memoria si rafforza fino a imprimersi indelebilmente provocando automatismi incontrollabili.
Gallimberti sta ora lanciando una campagna nazionale per spiegare l’importanza del sonno (nei bambini, ma anche negli adulti).
Ma affrontare questi problemi partendo da basi fisiologiche non svaluta l’importanza dell’approccio psicoterapeutico?
“Si tratta di due problematiche diverse” spiega Gallimberti. “Se una persona contrae l’AIDS, non importa se l’ha preso attraverso pratiche sessuali, siringhe infette, trasfusioni di sangue o attività missionaria a contatto con i malati. Va curato con i farmaci appropriati. Lo stesso vale per le dipendenze. Prima bisogna trattare la malattia neurologica di base e poi, se emergono fragilità psicologiche che ne abbiano favorito l’insorgenza, si può intervenire con una terapia psicologica, che potrà rivelarsi preziosa e risolutiva”.
Ma la misura più efficace rimane la prevenzione: sonni tranquilli e disciplina all’attesa del piacere, ribadisce lo scienziato padovano, sono il modo più semplice, economico ed efficace per proteggere i nostri figli.
Viviana Kasam