Rav Arndt, il segno di un Maestro

Si è svolta nei locali della Comunità ebraica di Torino una giornata di studio in memoria di rav Moshe Kurt ben Daniel Arndt z. l, nato a Berlino nel 1910, di cui quest’anno ricorre il trentacinquesimo anniversario dalla scomparsa.
A scandire i ritmi della giornata, organizzata dall’Istituto Di Studi Ebraici Scuola Rabbinica “S. H. Margulies – Disegni”, di cui il rav fu docente, di concerto con la Comunità torinese, sono i contributi di alcuni Maestri e studiosi. In apertura i saluti di Dario Disegni, nella sua duplice carica di presidente della Comunità ebraica di Torino e della Fondazione Margulies-Disegni. A tracciare la figura di rav Arndt è Alberto Cavaglion, storico e docente presso l’Università degli Studi di Firenze. Rav Arndt era fuggito dalla Germania nazista verso il Canada, per poi spostarsi in Italia, in particolare a Roma, dove conseguì il titolo di rabbino. In seguito insegnò sia al Collegio rabbinico Italiano sia alla scuola rabbinica di Torino. Ed è proprio durante il periodo torinese presso il collegio Margulies che il giovane Cavaglion ebbe l’occasione di interfacciarsi con il maestro “con quel suo curioso cognome (una povera vocale, schiacciata da una valanga di consonanti)”. Affiora così il ritratto di una persona caparbia, arguta, con una vocazione innata e tutta umanistica per il mondo dei musei, per la cultura musicale, per l’arte nel suo significato più ampio. Scrive Cavaglion in un suo articolo pubblicato poco dopo la scomparsa del rav sul Bollettino della comunità ebraica di Milano: “Romanticamente (anche se inconsapevolmente) l’arte superava in lui la religione. Più volte, magari commentando qualche fatto di politica contemporanea, mi sorprese esclamando la sua profonda e convinta predilezione per il linguaggio musicale, che ‘affratella’. Mentre le religioni sovente dividono”.
Sono poi seguiti gli interventi “Questa è la Torah: quando un Uomo ‘muore’ in una tenda” di rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino e “Il racconto della ‘Aqedat Itzchaq: considerazioni e problematiche” del medico e studioso Chaim Magrizos.
A moderare la seconda parte degli interventi rav Alberto Moshe Somekh, direttore della Scuola Rabbinica Margulies-Disegni. Tre i contributi che sono seguiti: “Sull’interpretazione peshàt della Torah” a cura di rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova; a seguire (in registrazione) rav Jacob Malki di New York con una riflessione sui “Metodi pedagogici nei testi rabbinici”. Poi ancora la parola ad Ariel Finzi, rabbino di Napoli, per l’intervento su “L’apertura delle acque del Mar Rosso: l’undicesima piaga?”. Ultimo contributo, “Emunah dopo la Shoah. Riflessione su alcune fonti midrashiche”, di rav Alberto Moshe Somekh, nella sua doppia veste di moderatore-oratore.

Alice Fubini

(1 aprile 2019)