Torino e Atene
Per la prima volta in vita mia non potrò recarmi al seggio elettorale per le elezioni della Comunità dato che mi trovo in gita scolastica in Grecia. Per fortuna il regolamento comunitario mi ha permesso di esprimere comunque il mio voto per posta. La singolare circostanza di trovarmi proprio in quella che è considerata la culla della democrazia mi ha offerto lo spunto per un confronto. Inutile dire che la Comunità di Torino è più democratica dell’Atene del V secolo aev dato che estende il voto alle donne, non contempla la schiavitù e permette agli stranieri di iscriversi anche se non hanno entrambi i genitori torinesi. Il confronto vale la pena solo per ricordare che la democratica Atene non era poi così democratica.
Stando al racconto biblico (o sbaglio?), invece, gli ebrei che accettarono la Torah erano proprio tutti, uomini e donne, senza limitazioni per gli stranieri che avessero voluto entrare a far parte del popolo ebraico. Dunque potremmo dire di essere più democratici e da più tempo. Non mi pare rilevante in questo contesto cosa sia o non sia provato storicamente; sarebbe comunque molto significativo dal punto di vista dei valori e dei simboli poter dire che gli ebrei sono stati i primi a rappresentare se stessi come un popolo nato (nella sua identità e nelle sue leggi) da una decisione democratica. Dico sarebbe perché in realtà, come sappiamo, il midrash ridimensiona il grado di libertà di cui godevano gli ebrei che accettarono la Torah narrando della minaccia divina di capovolgere il monte Sinai su di loro se avessero rifiutato. Un ridimensionamento curioso, per la verità, che forse si potrebbe leggere come un invito a diffidare di chi si fa forte con troppa sicurezza della volontà popolare. Comunque sia, erano tutti ugualmente liberi o ugualmente sotto minaccia, senza distinzioni di genere o di altra natura.
In ogni caso, se per gli antichi Greci era normale definire democrazia un contesto in cui le donne non hanno diritto di voto, nel mondo di oggi non dovrebbe essere così. E mi pare curioso che in certi contesti l’esclusione delle donne dalle decisioni importanti sia considerata (anche da molti ebrei) un elemento tipico della cultura ebraica.
Fortunatamente almeno per le elezioni comunitarie il termine democrazia non è fuori luogo.
Anna Segre
(5 aprile 2019)