Israele, il giorno della verità
In Israele è giorno di elezioni. Grande l’interesse della stampa italiana, che racconta l’appuntamento elettorale da diversi punti di vista. “Israele al voto: Benny Gantz vuole chiudere l’era Netanyahu” titola La Stampa, che oggi porta il lettore nell’insediamento di Efrat come paradigma dei “territori che sognano l’annessione a Israele”. Intervistato da Repubblica, l’ex Primo ministro Ehud Olmert si schiera apertamente contro il suo successore: “Gantz è una persona perbene e può tenere testa a Netanyahu sul tema decisivo della sicurezza. Il suo ‘Blu e Bianco’ non è molto propositivo sulla questione palestinese, ma una loro vittoria potrebbe comunque migliorare lo spirito del discorso politico israeliano, rendendolo meno estremista”. Mentre il Corriere racconta come Netanyahu ha saputo costruire consenso in tutti questi anni attraverso il lavoro di documentazione svolto dal regista Dan Shadur, autore di King Bibi.
Gli ultimi sondaggi danno Netanyahu e Gantz appaiati, anche se il Premier uscente appare il favorito nel momento in cui si dovranno stringere alleanze per governare. “Questa è l’elezione più difficile da prevedere in 23 anni di professione” dice Camil Fuchs, sondaggista del quotidiano Haaretz, al Fatto Quotidiano.
A pesare a favore di Netanyahu sono dieci anni di crescita al 3%. “Da quando Netanyahu è tornato al governo, nel 2009, Israele ha vissuto un decennio di prosperità. L’economia di questo Paese di quasi nove milioni di abitanti ha registrato performance invidiabili per molti Paesi industrializzati” spiega il Sole 24 Ore.
“Monarchia o Repubblica? Questa è la scelta che dovranno fare gli elettori israeliani oggi alle urne, in quelle che dovrebbero essere elezioni per la Knesset, ma in realtà sono un vero e proprio referendum costituzionale” scrive invece Fabio Nicolucci sul Mattino.
Tra i fatti di politica internazionale della giornata di ieri, con ripercussioni anche in Israele, la decisione del presidente americano Trump di inserire i Guardiani della rivoluzione iraniana tra i gruppi terroristici. “Anche se numerosi membri dei pasdaran e istituzioni a loro affiliate sono già pesantemente sanzionati dagli Stati Uniti per attività legate al programma nucleare, appoggio al terrorismo e violazioni dei diritti umani – scrive tra gli altri il Corriere – è la prima volta che Washington mette nella lista l’intera forza militare di un Paese straniero”.
Sul fronte europeo invece a Milano è stato (con qualche defezione significativa) il giorno della presentazione dell’asse sovranista in corsa alle Europee. Nell’occasione Jörg Meuthen, portavoce del partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland, ha dichiarato: “Non siamo antisemiti. Siamo amici di Israele, abbiamo un gruppo di ebrei al nostro interno. Condanno naturalmente il nazismo, non abbiamo niente a che fare con chi non lo condanna, e in Germania ce ne sono pochissimi”. Così invece il leader leghista Matteo Salvini: “Non ho cattive compagnie al tavolo, qui non ci sono nostalgici, estremisti, reduci. Gli unici nostalgici sono al potere a Bruxelles, e lo stanco dibattito fascisti-comunisti non ci appassiona”.
Sciopero della maggioranza degli insegnanti polacchi contro una riforma governativa che taglia le classi e cambia i libri di storia. Spiega al riguardo Repubblica: “Di fatto la Storia insegnata comincia con Mieszko, primo re polacco. Tutto il programma didattico è incentrato in chiave patriottico-nazionalista sulla storia del paese, la storia internazionale è ignorata. E nel contesto dei capitoli sulla seconda guerra mondiale, secondo i critici della riforma, non si parla a dovere dell’Olocausto”.
Su Avvenire si presenta “Ricette e precetti”, libro incontro tra cibo e spiritualità scritto da Miriam Camerini e in libreria dall’11 aprile con la casa editrice Giuntina. “La maggior parte delle ricette appartengono alla cultura ebraica – si legge – ma tante sono quelle cristiane o musulmane. Parabole, brani biblici, versetti passano attraverso il cibo”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(9 aprile 2019)