Israele al voto, vince la destra
Netanyahu verso la conferma

rassegnaDopo il conteggio di quasi tutti i voti, i risultati delle elezioni israeliane parlano chiaro: il Primo ministro Benjamin Netanyahu è riuscito a mantenere la leadership del paese. Nonostante il pareggio tra il suo Likud e il partito avversario Kahol Lavan (35 a 35), Netanyahu può infatti contare sulla chiara maggioranza del blocco di destra, che ottiene 65 seggi contro i 55 del blocco del centro-sinistra. In attesa del conteggio del voto dei soldati, che potrebbe cambiare la distribuzione interna alla destra (in particolare segnare l’entrata o meno del partito Nuova Destra), alcuni verdetti sono chiari: i partiti haredi – Yahadut HaTorah e Shas – hanno rafforzato la loro posizione guadagnando tre seggi in più rispetto al passato (18 in totale), mentre è crollo per i laburisti che ottengono solo 6 seggi. Intanto, raccontano i media israeliani, il Primo ministro Netanyahu è interessato a tenere negoziati accelerati per formare il governo, che dovrebbe avere un volto simile a quello precedente. Il leader di Israel Beitenu, Avigdor Lieberman ha già confermato che chiederà al Presidente Rivlin di attribuire a Netanyahu il compito di formare il prossimo governo d’Israele.
Sui giornali italiani diverse le analisi dedicate al voto israeliano. Aldo Cazzullo sul Corriere dedica un ritratto al Primo ministro Benjamin Netanyahu, parlando del suo ruolo di leader ma anche delle indagini a suo carico. “Netanyahu resta il capo che meglio interpreta lo spirito del suo popolo in questo tempo. È anche il primo leader israeliano a non cercare la pace. – scrive Cazzullo – A fare la pace con l’Egitto fu un premier di destra come Menachem Begin. Ma la prima volta in cui fu eletto, nel 1996, Bibi fece di tutto per non applicare gli accordi di Oslo. Alla vigilia delle scorse elezioni rovesciò i sondaggi proclamando che con lui non sarebbe mai nato uno Stato palestinese. Stavolta ha annunciato l’annessione di parte della Cisgiordania, assicurandosi gli elettori degli insediamenti”.
Il Messaggero sottolinea il ruolo del Presidente Trump a sostegno di Benjamin Netanyahu mentre sulla Stampa, approfondimento sui residenti arabi di Gerusalemme Est – che non possono votare – e al contempo sul voto arabo, inferiore questa volta rispetto al 2015. “Queste sono state le elezioni più deprimenti della mia vita. La cosiddetta sinistra si è lasciata trascinare nella stessa retorica della destra”, afferma lo scrittore Etgar Keret al Corriere. Il Foglio invece sottolinea come “mentre Israele votava, come fa da 71 anni, negli stessi giorni i palestinesi di Ramallah entravano nel 15esimo anno di satrapia del caro leader Abu Mazen”. Molti i luoghi comuni invece nell’articolo che Repubblica dedica a Gerusalemme e la sua divisione politica.

Mattarella e il modello giordano d’accoglienza. “È qui l’esempio della solidarietà”, così il capo dello Stato Sergio Mattarella in visita a Zaatari, il campo di accoglienza più grande del mondo che ospita 78mila siriani fuggiti dalla guerra. “Anche l’Italia deve intensificare il suo impegno, le diversità vanno capite e valorizzate”, afferma il Presidente, parlando della Giordania come modello di accoglienza (Corriere, Repubblica).

NY, emergenza morbillo. II sindaco di New York Bill De Blasio ha ordinato che gli abitanti non vaccinati di vari quartieri della città siano obbligati a sottoporsi al vaccino contro il morbillo, per tentare di fermare la ricomparsa della malattia. Ad essere toccata in particolare da questa emergenza sanitaria, la Comunità haredi del quartiere di Williamsburg, a Brooklyn (Repubblica). Qui, spiega La Stampa riportando le parole della vice sindaca responsabile dei servizi sanitari Herminia Palacio, c’è stata una campagna contro le vaccinazioni, con “sforzi intenzionali per dare informazioni sbagliate. Autentiche bugie vengono propagate”. Il risultato è stato drammatico: 285 casi di morbillo dall’autunno scorso, di cui 246 hanno colpito i bambini.

Mafie, fascismi e libertà di stampa. Repubblica denuncia oggi “un pessimo clima per la libertà di stampa nel nostro Paese” e ricorda i diversi giornalisti del gruppo Espresso minacciati dalle mafie così come dall’estrema destra. L’ultima a finire nel mirino è Floriana Bulfon, collaboratrice di Repubblica ed Espresso. “Lunedì sera – scrive il quotidiano – ha trovato l’interno della sua auto cosparso di liquido infiammabile: sul sedile un panno imbevuto e una bottiglia con i resti del materiale incendiario. Bulfon ha condotto numerose inchieste sulla criminalità romana e in particolare sui Casamonica”.

Istruzione e polemiche. La Stampa racconta di un ministro Bussetti, titolare dell’Istruzione, amareggiato per le polemiche scaturite da alcune sue affermazioni, rilasciate proprio al quotidiano torinese, e al contempo respinge le accuse di razzismo o discriminazione. Sotto accusa le affermazioni legate a flussi migratori e contrastato del calo demografico: “regolare i flussi tutela innanzitutto chi cerca rifugio in Italia, avendone diritto. Penso anche, però, che il primo pensiero debba sempre essere quello di aiutare i nostri giovani affinché possano farsi una famiglia, avere dei figli, vivere con serenità il loro progetto di vita. La ritengo una priorità assoluta”. Affermazioni che hanno suscitato diverse critiche tra cui quelle della presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli che mette in guardia dal fare distinzioni, “non ci può essere un’istruzione di serie A e una di serie B”.

L’Italia e la Memoria. “Parlare della Shoah non significa mancare di rispetto agli italiani che non arrivano alla fine del mese, e non solo perché la povertà si combatte anche con la cultura, la memoria, la consapevolezza di se stessi, che consente non di negare le proprie difficoltà ma di inserirle in un contesto, di sapere che sono esistiti tempi neppure troppo remoti in cui altri italiani hanno sofferto incomparabilmente più di noi, purtroppo anche a causa di altri italiani”, così Aldo Cazzullo (Corriere) rispondendo a un letto sulla polemica tra Di Maio e Salvini e gli accordi con l’estrema destra tedesca dell’AfD.

Facebook blocca CasaPound. Alcuni esponenti di CasaPound, tra cui candidati alle prossime elezioni, sono stati bloccati su Facebook per aver violato la policy dell’azienda, ovvero sostenere un’organizzazione o un gruppo violento, esprimere minacce verosimili a terzi, diffondere discorsi inneggianti all’odio o di discriminazione verso le persone (Corriere).

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked