Il guardiano dell’archivio
Qualche settimana fa il gruppo dei giovani della Comunità ebraica di Torino (Get), di cui fa parte chi scrive, ha accolto la proposta dell’Archivio ebraico Benvenuto e Alessandro Terracini di una visita appositamente organizzata per noi e della successiva esposizione di un lavoro di ricerca recentemente condotto da Chiara Pipino su fondi dell’archivio stesso. L’Archivio Terracini raccoglie, conserva e mette a disposizione una vasta documentazione sull’ebraismo piemontese, cura pubblicazioni e organizza conferenze e mostre. Per quanto mi riguarda ero già stato nelle sale aperte al pubblico, ma non ero mai arrivato a penetrare nell’ultima stanza, il sancta sanctorum che contiene tutti i documenti, i libri e i manufatti più preziosi, in gran parte oggetti unici dal valore inestimabile. Entrare in questa stanza è stato a dir poco entusiasmante, anche se naturalmente non c’è stato tempo per curiosare tra incunaboli e cinquecentine, collezioni di ketubbot (contratti matrimoniali) e documenti catastali apparentemente aridi, ma spesso non meno importanti.
In un canto del sancta sanctorum, in penombra, ecco tre grosse bombole di argon. È indispensabile per domare un eventuale incendio senza danneggiare i documenti come avverrebbe utilizzando i normali estintori a schiuma, ci spiega la nostra guida Chiara Pilocane. Argon all’archivio degli ebrei piemontesi? Come non pensare alla prima pagina del racconto omonimo di Primo Levi, con cui si apre Il sistema periodico, la testimonianza letteraria più bella e affascinante sulla presenza ebraica nella nostra regione? Attraverso un brulicare di zie e zii, di cui con affetto vengono sottolineati i modi di fare e le stranezze, Levi compone un mosaico che sprigiona la magia delle cose che sono al tempo stesso lontane e vicine. “Ci sono, nell’aria che respiriamo, i cosiddetti gas inerti. Portano curiosi nomi greci di derivazione dotta, che significano ‘il Nuovo’, ‘il Nascosto’, ‘l’Inoperoso’, ‘lo Straniero’ […] Si chiamano anche gas nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili siano inerti e tutti gli inerti siano nobili; si chiamano infine anche gas rari, benché uno di loro, l’argon, l’Inoperoso, sia presente nell’aria nella rispettabile proporzione dell’1 per cento”. Che ci sia un legame tra Primo Levi e l’archivio Terracini lo conferma l’incontro “Primo Levi nelle carte dell’archivio Terracini”, che si svolgerà presso il centro sociale della comunità ebraica lunedì 15 aprile, in occasione del festival Archivissima e del centenario dalla nascita del celebre scrittore torinese.
Ma torniamo alla prima pagina del Sistema periodico. “Il poco che so dei miei antenati li avvicina a questi gas. Non tutti erano materialmente inerti, perché ciò non era loro concesso: erano anzi, o dovevano essere, abbastanza attivi, per guadagnarsi da vivere e per una certa moralità dominante per cui ‘chi non lavora non mangia’; ma inerti erano senza dubbio nel loro intimo, portati alla speculazione disinteressata, al discorso arguto, alla discussione elegante, sofistica e gratuita. Non deve essere un caso se le vicende che loro vengono attribuite, per quanto assai varie, hanno in comune un qualcosa di statico, un atteggiamento di dignitosa astensione, di volontaria (o accettata) relegazione al margine del gran fiume della vita”.
La visita è terminata. Inutile aggiungere che è stata un’esperienza molto bella e che vorremmo tornare presto, insieme o da soli, per scoprire qualcuno dei segreti rinchiusi nell’archivio. Nel frattempo possiamo dormire sonni tranquilli: discreto e immobile nel suo angolo, e ci auguriamo ancora a lungo inoperoso, a custodire il tesoro della storia degli ebrei in Piemonte veglia il nobile Argon.
Giorgio Berruto