“A Hebron c’è apartheid”
“L’apartheid è finita a Soweto ed è ricominciata ai checkpoint di Hebron”. È quanto si legge sul Corriere, in un reportage di Aldo Cazzullo. “Mille israeliani e 50mila palestinesi, 9mila e 220mila con i sobborghi, si assediano a vicenda. Gli ebrei possono entrare soltanto nel 3% del territorio. Però – scrive l’inviato del Corriere – hanno il monopolio della forza”. Nell’articolo trovano ospitalità le voci di un rappresentante arabo, Issa, e di un esponente della comunità ebraica, Noam. “II caso – scrive Cazzullo – vuole che Issa e Noam si incontrino fuori dalla Tomba dei Patriarchi. Entrambi si fermano ad ascoltare un attivista di Breaking the silence, Rompere il silenzio. È un ex soldato israeliano che non si dà pace per aver picchiato un bambino arabo, e ora predica contro l’occupazione. Issa lo abbraccia. Noam gli grida che sono gli arabi a colpire i bambini ebrei”. Issa e Noam, prosegue Cazzullo, si trovano però d’accordo su un punto. “Entrambi parlano bene dei carabinieri italiani, che a lungo hanno lavorato come forza di interposizione, lasciando un ricordo di civiltà e di umanità”.
Saranno 29 le parlamentari nella nuova Knesset, il Parlamento israeliano. Un dato così presentato da Repubblica: “Negli ultimi anni le donne in Israele hanno fatto passi avanti importanti, soprattutto nei due settori opposti della società, quello degli ebrei ultraortodossi e quello della popolazione araba. Ma agli aumenti in termini di istruzione e di impiego non è seguita una maggiore rappresentazione politica”.
“L’assassino di Sarah Halimi non era pazzo ma antisemita: processatelo”. È l’appello di 39 intellettuali francesi, che chiedono che il carnefice dell’ebrea parigina Sarah Halimi, che nell’aprile del 2017 fu sorpresa nel sonno in casa e aggredita da uno dei suoi vicini, il maliano Kobili Traoré, al grido di “Allah Akbar”, venga punito per il proprio crimine. Una possibilità a rischio dopo che una nuova perizia sul suo stato mentale, spiega il Corriere, “propende per l’irresponsabilità penale dell’assassino, che sarebbe stato in preda ad allucinazioni provocate dalla marijuana”.
Secondo alcune ricostruzioni storiche sarebbero stati 250mila i partigiani attivi il 25 aprile 1945. “Pochi rispetto ai milioni di italiani che si erano iscritti al Pnf e che avevano affollato le piazze di Mussolini. Molti – si legge sulla Stampa – rispetto alla scelta che furono chiamati ad affrontare dopo l’8 settembre, rifiutando sia le lusinghe del ‘tutti a casa’, sia l’obbedienza ai bandi di arruolamento nell’esercito di Salò”.
Alberto Melloni, su Robinson di Repubblica, ricostruisce la storia del popolo rom: “Gypsies, Sinti, korakhané i loro nomi. Giostrai, artigiani, stuccatori i loro mestieri. Prima dell’oscurantismo che li volle criminali, truffatori, ladri di bambini. E quindi perseguitati, torturati, sterminati”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(14 aprile 2019)