Controvento – Scienza fantascientifica
La fantascienza sta diventando realtà, grazie alle neuroscienze, all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie. In Cina è già disponibile un cerchietto che, posizionato sulla testa degli alunni, informa l’insegnante del loro livello di attenzione, grazie a sensori che leggono le onde cerebrali. I dati vengono riportati su una lavagna elettronica, così il docente può sapere in ogni momento, con un semplice colpo d’occhio, chi lo segue e chi no. Lo scanner, adottato dalla scuola sperimentale Jiangnan di Hangzhou, è stato sviluppato da BrainCo.Inc, una start-up del Massachusetts sostenuta dalla Harvard University, come ha riportato il Corriere della Sera in un ampio reportage del 9 aprile firmato da Guido Santevecchi.
Il dispositivo suscita molti interrogativi etici, ma fa parte di tutta una serie di nuove tecnologie che consentono di captare e decodificare i nostri pensieri e alle quali dobbiamo giocoforza abituarci perché sempre di più faranno parte del nostro quotidiano. E, se è vero che possono essere strumentalizzate per controllare in modo inaccettabile la società, e dovrebbero essere quindi sottoposte all’approvazione di Comitati Bioetici (cosa che in Cina non succede), è altrettanto vero che presentano anche un grande potenziale positivo. Lo stesso cerchietto, per esempio, applicato ai guidatori di automobili o ai piloti degli aerei, potrebbe segnalare disattenzione e colpi di sonno prima che causino incidenti mortali.
Così, la lettura delle onde cerebrali (“neural population coding”), potrebbe essere uno strumento formidabile per aiutare i tetraplegici, per restituire mobilità a persone che l’hanno perduta o destrezza a chi non ha più l’uso delle mani, collegando i sensori a un computer in grado di muovere arti artificiali o addirittura esoscheletri: tecniche sperimentali di questo tipo sono già in uso e vengono quotidianamente testate e messe a punto nei più importanti centri di ricerca del mondo. Con risultati davvero sorprendenti e a volte commoventi.
Secondo Fabio Babiloni, professore di Fisiologia e Neuroscienze alla Sapienza di Roma e definito uno dei Top Italian Scientists, “muovere le cose con il pensiero non è più una prerogativa dei maghi: oggi lo studiano gli scienziati per aiutare, in un prossimo futuro, le persone con arti non funzionanti e, in un futuro più lontano, per interagire naturalmente con le macchine intelligenti da cui saremo circondati”.
Mentre il monitoraggio dell’attenzione è piuttosto semplice (basta registrare se il cervello è attivo, cioè se ha una forte produzione di onde elettriche in determinare aree), la lettura del pensiero, che nasce dalle ricerche del neuroscienziato americano Jack Gallant, che insegna a Berkeley, è molto complessa e per ora solo agli albori. Proverò a spiegarla (Gallant è stato ospite e un mio BrainForum a Roma nel 2011 quando ancora le sue teorie sembravano uscire da una fucina di maghi). Si tratta di registrare, con la Risonanza Magnetica Funzionale, i circuiti neuronali attivi di un soggetto di fronte a un certo numero di immagini. In questo contesto viene costruita una libreria di immagini associate all’attivazione di tali circuiti neuronali. In una seconda fase, controllando solo l’attività cerebrale di questi circuiti, potremo essere in grado di capire qual è l’immagine che il soggetto vede (o a cui pensa), perché verrà scelta dalla libreria delle immagini appena costruita quella più vicina all’attivazione neurale osservata.. Per il momento la tecnica è ancora poco precisa, ma il prof. Babiloni ha mostrato, durante un recente incontro al Piccolo Eliseo nell’ambito del programma La Scienza e Noi, le prime immagine fotografiche della storia, scattate nel 1826 da da Joseph Nicéphore in Borgogna: erano sfocate e difficile lettura ma, paragonandole alle attuali immagini digitali della stessa scena, è possibile presagire come, con lo sviluppo della tecnologia, la lettura del pensiero, per ora solo vagamente intuibile, potrà diventare chiara e precisa. Prima di quanto si creda. Gli studi più recenti applicano questa tecnica anche alla lettura dei sogni, e potrebbero fornire preziosi indizi di quando succede nella mente mentre stiamo dormendo.
Un’altra tecnologia già applicata in Cina è quella che dal riconoscimento facciale grazie a telecamere e algoritmi, ricava lo stato d’animo degli studenti, addirittura trasformando le espressioni.. indovinate un po’… in emoji! Questa tecnica, nei laboratori dell’ELSC dell’Università Ebraica di Gerusalemme, viene utilizzata per comunicare ai non vedenti le emozioni dei loro interlocutori: un’altra prova di come le tecnologie siano bifronti, possono avere un utilizzo umanitario o al contrario, esercitare un controllo abominevole e restringere la libertà individuale.
Un’altra opportunità che sembra appartenere alla fantascienza, è quella del teletrasporto. Quante volte abbiamo letto o visto rappresentato al cinema un personaggio che si muove da un luogo all’altro con la sola forza del pensiero? Le nuove tecnologie applicate alle neuroscienze lo stanno rendendo possibile. Si è infatti scoperto che se io compio un movimento, o soltanto penso di compierlo, i circuiti neuronali che si attivano sono sostanzialmente gli stessi. Quindi se prendiamo una persona che non si può muovere, ma possiamo registrare le sue intenzioni di movimento, è possibile trasmetterle a un computer che le decodifica e comanda a distanza un arto artificiale o addirittura un esoscheletro, ovvero una sorta di armatura rigida ma snodata che sorregge e fa muovere chi non è nemmeno in grado di stare in piedi. In termini tecnici parliamo di Brain-Machine Interfaces, e il guru di queste tecnologie è lo scienziato brasiliano Miguel Nicolelis, che riuscì a far tirare il primo calcio dei Mondiali del 2014 a un bambino paraplegico.
Impossibile capire dove tutto ciò ci porterà, come era impossibile immaginare i cellulari ai tempi del telegrafo o i pc da polso ai tempi di Turing, quando un computer occupava un’intera stanza.
L’unica cosa sicura è che il mondo sta cambiando alla velocità della luce; che la possibilità di un’umanità ridotta a zombies telecomandati da un piccolo gruppo che detiene gli strumenti tecnologici non è una ipotesi da scartare a priori, e che dobbiamo quindi vigilare con attenzione sullo sviluppo e l’utilizzo di queste tecnologie.
Viviana Kasam