Israele-Italia a confronto

David SoraniDue settimane trascorse in Israele sono stati un’ottima occasione per visitare strutture e musei in cui si cela una parte significativa dell’identità del Paese. Se da Beit HaTfutsot e dal Museon Eretz Israel di Tel Aviv emergono le radici storiche molteplici, variegate e sparse per il mondo su cui poggia il complesso melting pot culturale-religioso dell’Israele di oggi, è passeggiando tra i bellissimi e curatissimi viali alberati dell’Istituto Weizmann che si intuisce di trovarsi in uno dei gangli vitali per lo sviluppo dello Stato. I vari centri di ricerca si succedono tra larghe strade tranquille e parchi silenziosi in un’area molto ampia; siamo in una vera e propria città della scienza. Camminando distratti potrebbe sembrare di attraversare un elegante e un po’ esclusivo quartiere residenziale di Rehovot, ma questa impressione superficiale lascia presto il posto a un senso di tacito rispetto nei confronti dei luoghi della ricerca scientifica. Il Centro Visitatori permette, con l’impiego di tecniche informatiche e di efficaci proiezioni video, di avere una visione d’assieme, certo generica ma istruttiva, dei diversi settori di studio, degli orientamenti, degli obiettivi, dei risultati raggiunti nell’ambito di progetti variegati – ma talvolta coordinati – riguardanti la chimica, la fisica, la matematica applicata, la medicina e altre scienze. L’aspetto affascinante, anche per un profano quale il sottoscritto, è toccare con mano attraverso dati precisi le linee di studio, il procedere concreto delle conoscenze, l’effettiva utilità dei traguardi conquistati o conquistabili: scienza, sviluppo terapeutico, progresso tecnologico e sociale sembrano darsi la mano in un impulso unitario al miglioramento collettivo. Analisi approfondita e cura del cancro con nuove metodologie, studio del clima e della sua modificabilità in funzione agronomica, nuove frontiere della robotica e loro applicazioni in svariati campi: questi e molti altri gli orizzonti di progresso tracciati dall’Istituto. Si intuisce facilmente che i finanziamenti non mancano, soprattutto da parte dello Stato. L’investimento nel settore della ricerca scientifica è una scelta precisa e vincente. Il ritorno di questo capitolo di spesa si misura in termini di sviluppo tecnologico, incremento economico, miglioramento sociale.
Anche la visita alla casa di Chaim Weizmann, fondatore dell’Istituto e primo Presidente di Israele, offre spunti per utili riflessioni. La bella dimora in stile moderno, bianca e piena di luce su una collina nel cuore di questo mondo della scienza, sembra quasi simboleggiare – con il suo ruolo di prima residenza ufficiale della Presidenza – il valore fondamentale conferito dal giovane Stato ebraico al progresso. Le figure di Chaim Weizmann (scienziato, guida del sionismo e dell’Yishuv, Presidente) e di sua moglie Vera (pediatra, attivista sionista, autentica collaboratrice del marito) interpretarono una funzione centrale nel fare dello sviluppo scientifico e della sua destinazione collettiva, soprattutto attraverso il forte incremento dell’Istituto, un polo di crescita politica del Paese. Il valore istituzionale e formativo assunto oggi dalla casa-museo testimonia il carattere essenziale che scienza e sviluppo, coniugati come elementi imprescindibili di un percorso collettivo, hanno raggiunto in Israele.
Ma altri aspetti fanno da contrappunto alle virtù della piccola grande democrazia israeliana. Il periodo della mia vacanza è stato quello immediatamente precedente le recenti elezioni politiche. Una fase complessivamente bassa della vita pubblica: ricerca spasmodica di alleanze tra gruppi legati a interessi settoriali, più o meno aperti giochi di potere, inchieste per corruzione intorno alla figura del premier, promesse di annessioni territoriali per ottenere l’appoggio di schieramenti di destra. Non si è usciti da questo confronto di piccolo cabotaggio; non si è parlato dei problemi di fondo, politici e sociali, della realtà israeliana; non si sono formulati progetti di ampio respiro. E’ l’immagine che emerge, del resto, da una recente intervista al professor Sergio Della Pergola pubblicata su queste colonne, nella quale si coglieva una viva preoccupazione circa la solidità e la sopravvivenza stessa del sionismo democratico su cui Israele è fondata. Ripensando a Chaim Weizmann e alla sua visione del Paese, potremmo chiederci: dove sono finiti gli ideali dei padri fondatori?
L’attuale realtà politica israeliana presenta certo forti analogie con quella italiana: stessa assenza di visione d’assieme, stessa facile ricerca di consensi elettorali al di là dei reali interessi della collettività. Un abbassamento del livello politico ed etico che ha evidentemente radici comuni e generali, a partire dalla morte delle ideologie, per continuare col tramonto dei grandi obiettivi sociali e con l’affermarsi di nuovi egoistici nazionalismi.
Ma se approfondiamo il confronto con l’Italia scorgiamo che nonostante le emergenti debolezze politiche Israele mostra una maggiore serietà nel confermare alcune linee cardine della realtà nazionale, una maggiore solidità delle sue giovani radici, in definitiva una maggiore unità di fondo pur nelle forti divisioni interne. In particolare, la forte tendenza allo sviluppo nel settore scientifico-tecnologico, capace di trasformarsi in crescita economica e di tenere il Paese lontano dalla crisi economica producendo al contrario un miglioramento costante si è rivelata una carta vincente. Mentre in Italia, insomma, è impossibile sottrarsi all’impressione di un declino complessivo e di una difficile inversione di tendenza, in Israele la forza delle strutture scientifiche, dell’economia, della società pare compensare la debolezza politica.

David Sorani