Il fascismo e il ’38, gli archivi parlano
Una stretta collaborazione tra Archivio Centrale dello Stato e Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, avviata nel 2018 con l’obiettivo di riconsegnare alla fruizione pubblica una serie di significativi documenti relativi al regime fascista alla persecuzione dei cittadini ebrei a partire dal 1938, anno dell’entrata in vigore delle Leggi razziste.
Obiettivo centrato. E così la giornata di studi dal titolo “Carte di razza, di governo e di coraggio civile. Recuperare, tutelare e rendere disponibili le fonti storiche” che si è oggi svolta nella principale sede archivistica italiana ha permesso di fare il punto sull’importanza del materiale recentemente emerso. E in particolare le carte di Guido Buffarini Guidi, che fu sottosegretario all’Interno dal 1933 al 1943 e poi ministro dell’Interno nella Repubblica Sociale Italiana, per la quale emanò l’Ordine di polizia n.5 che disponeva l’internamento degli ebrei in campi di concentramento provinciali. E inoltre il decreto di costituzione del Tribunale della razza che fu presieduto da Gaetano Azzariti, il giurista di fama che sarebbe poi diventato presidente della Corte costituzionale nell’Italia repubblicana e di cui erano scomparse le tracce dell’attività svolta in gran parte del Ventennio fascista. In aggiunta a questi documenti inerenti i firmatari del “Manifesto della razza”, un piccolo nucleo documentario proveniente dal fondo archivistico dell’Ufficio razza del Ministero della cultura popolare e, per la prima volta, i documenti che attestano l’attività di resistenza civile, durante l’occupazione tedesca, di Alfonso Gallo dell’Istituto di Patologia del libro. Documenti, carte e pagine che inchiodano i vertici del regime alle loro responsabilità.
A coordinare questo sforzo di recupero Micaela Procaccia, sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato. È stata proprio lei, in apertura di incontro, a ricostruire questi mesi di duro lavoro e il significato e il valore di quel che è stato recuperato. Un lavoro talvolta oscuro, quello degli archivisti, ma che poi – come è stato ricordato – finisce per lasciare un segno tangibile. Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore generale degli Archivi Anna Maria Buzzi e Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma. “Per costruire la coscienza di un paese – le parole di quest’ultima – è necessario che le verità emergano. Anche quando queste sono scomode”.
Ad intervenire sono stati poi tra gli altri Monica Grossi, Soprintendente archivistico e bibliografico del Lazio; Claudia Borgia della Soprintendenza archivistica della Toscana; Mauro Maggiorani della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia Romagna; il direttore dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario Maria Letizia Sebastiani; Claudia Garofalo dell’ICRCPAL; Roberto De Rose dell’Archivio Centrale dello Stato. A concludere l’evento alcune riflessioni dell’ambasciatore Sandro De Bernardin, già presidente della International Holocaust Remembrance Alliance.
(17 aprile 2019)