Ucraina – Il trionfo di Zelensky
Volodymyr Zelensky, comico e attore televisivo, sarà il nuovo presidente dell’Ucraina. Zelensky ha stravinto il ballottaggio, battendo con un ampio margine il presidente uscente Petro Poroshenko, che ha riconosciuto la sconfitta: ha detto di accettare la volontà degli ucraini, ma di non avere intenzione di lasciare la politica. L’Ucraina diventerà così l’unico paese al mondo, oltre Israele, ad avere un presidente e un primo ministro ebrei: come ricorda la Jta infatti, sia Zelensky sia il Premier Volodymyr Groysman condividono l’identità ebraica in un paese in cui l’antisemitismo continua ad essere un problema serio.
Zelensky, senza nessuna esperienza politica, ha stravinto le elezioni basando la sua campagna sulla lotta alla corruzione, sulla sua popolarità di uomo televisivo e sul risentimento diffuso degli ucraini verso Poroshenko, la cui presidenza non è riuscita a portare il cambiamento auspicato dagli elettori nel 2014.
Nato nel 1978 da genitori ebrei a Krivyi Rih, città industriale prevalentemente di lingua russa nel sud dell’Ucraina, Zelensky nel 2003 ha fondato a Kiev, insieme a due amici, lo studio cinematografico Kvartal95. Un progetto che ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo post-sovietico, sottolinea Haaretz spiegando che nella campagna elettorale di Zelensky molti ruoli chiave sono stati ricoperti da suoi colleghi di Kvartal95. Non solo, la sua decisione a candidarsi presidente si intreccia con il ruolo da lui ricoperto in una popolare serie tv ucraina chiamata “Servitore del popolo”: qui Zelensky interpreta un comune insegnante di storia, Vasyl Holoborodko, che finisce per essere eletto presidente un po’ per caso, dopo essere diventato celebre grazie a un video diventato virale che lo ritrae di nascosto mentre fa un discorso contro la corruzione. Una storia satirica che appare molto simile a quella del vero Zelensky, il cui messaggio anti-sistema ha convinto un elettorato che vuole a tutti i costi vedere un cambiamento.
La piattaforma politica dell’attore comico non è chiara: alcuni lo definiscono troppo vicino alla Russia e la sua inesperienza in un paese molto complicato da governare rischia di ritorcersi contro di lui. “Dovremo aspettare e vedere che tipo di presidente Zelensky si rivelerà essere”, ha spiegato alla Jta Dolinsky, membro della comunità ebraica locale e critico di alcune politiche dell’amministrazione Poroshenko. “Quello che è chiaro è che il tentativo di Poroshenko di appellarsi al nazionalismo è fallito. Gli ucraini hanno detto di volere un cambiamento. E mi sento ottimista”. Sulle pagine social israeliane, alcuni utenti di origine ucraina (in questi anni la maggior parte dei nuovi olim, nuovi immigrati in Israele, proviene dall’Ucraina) si sono divisi sul risultato elettorale: “sarebbe stata una vergogna avere ancora Poroshenko”, scrive Raisa Krulikovska, a cui le risponde con sarcasmo per Anna Yusufova secondo cui un comico “senza alcuna capacità di esprimere chiaramente i suoi pensieri è certo la migliore scelta di sempre”. “Fino ad ora abbiamo avuto politici con esperienza sul come fare soldi sulla gente… – la risposta di Raisa Krulikovska – Penso che sarebbe bello se tutti prima di parlare di un comico che è diventato presidente, leggessero o vedessero un po’ di più sul presidente che avevamo prima. A proposito di chi è sua moglie, della sua attività, dove ha gli affari…”. Molti analisti internazionali si sono detti perplessi per la figura di Zelensky e la sua ambiguità mentre il filosofo francese Bernard-Henri Lévy ha appoggiato il comico. “Il suo ebraismo. È straordinario che il possibile futuro presidente del paese della Shoah delle pallottole e di Babi Yar sia un ebreo di una famiglia di sopravvissuti di Kryvy Rih vicino a Dnipro – ha scritto Levy in un’intervista a Zelensky pre-voto – Questo ragazzo postmoderno è una nuova prova che il virus dell’antisemitismo è stato contenuto” dopo la rivoluzione. Nella comunità ebraica non tutti sono d’accordo e c’è chi teme che un possibile fallimento di Zelensky possa aprire a una nuova ondata di antisemitismo, già alto nel Paese.