Notre–Dame
e l’incantevole Shangri–La

lotoroNessun popolo più e meglio del popolo ebraico, che da tremila anni edifica immense cattedrali nel tempo, può comprendere un popolo che vede bruciare una meravigliosa cattedrale nello spazio.
I francesi ricostruiranno Notre–Dame in cinque anni, come promesso dal loro Presidente?
Non lo sappiamo; ma sappiamo che tra maggio e giugno 1940, mentre la Wermacht avanzava su Parigi, i francesi misero al sicuro le opere d’arte prima ancora che mettere in salvo la propria vita.
La sola idea che essi ce la faranno dovrebbe affascinarci; una civiltà è tale nella misura in cui protegge il proprio patrimonio artistico, architettonico, culturale, musicale prodigandosi per mettere al riparo pietre, colonne, pergamene, fogli di musica scampati a vento, acqua, fuoco, terra che frana.
Nascono gli uomini, gli animali e le piante; tuttavia, agli uomini è data la possibilità di rinascere, tornare sui propri passi, ricreare quanto è statoSchermata 2019-04-24 alle 11.30.53 distrutto da altri uomini o da cause fortuite e naturali. Possiamo ricostruire Palmira rasa al suolo da Daesh, i Buddha di Bamiyan fatti deflagrare dai talebani o Notre–Dame incendiata da un cortocircuito; patrimoni che l’uomo contemporaneo ha visto.
Ma possiamo altresì ricostruire l’immensa Biblioteca di Alessandria d’Egitto rasa al suolo dalle truppe arabe di Amr ibn al-As o l’incantevole città di Shangri–La scaraventata nella fossa dell’immaginario collettivo; patrimoni che nessun uomo contemporaneo ha mai visto.
Restaurare, recuperare, restituire; il segreto è nel prefisso “re–” che è prerogativa del genere umano.
Riportare a beneficio degli uomini musica, pittura e architettura perduta equivale a ricostruire ospedali dell’intelletto, rimettere in ordine alfabetico i grandi libri dello spirito; perché la Storia appartiene all’uomo ma l’Arte appartiene all’anima ossia alla sua dimensione mentale.
Trattasi di un processo lungo e paziente; l’ingrediente principale è il tempo, non nella cadenza quotidiana ma nella sua massima estensione sino all’interminabile.
Nel maggio 1972, quando il geologo australiano László Tóth prese a martellate la Pietà di Michelangelo sfigurando il volto della Madonna e amputandole un arto, qualcuno suggerì di lasciare l’opera del Buonarroti sfregiata, a testimonianza della barbarie alla quale eravamo giunti; le autorità vaticane invero optarono per restaurare la Pietà esattamente com’era prima che fosse vandalizzata.
Fu la scelta giusta perché non soltanto ci restituì l’opera nel suo splendore; un turista americano che nella calca raccolse pezzi del marmo portandoseli a casa, li rispedì anonimamente al Vaticano permettendo ai restauratori di incollare i frammenti originali anziché le copie.
Se provochi un vortice di salvataggio, uomini e cose faranno a gara per farsi risucchiare da esso.
Non è possibile leggere un romanzo dall’ultima pagina; scopriremo subito che è stato il maggiordomo a uccidere la contessa ma verrà meno struttura, intreccio, fiction, suspense, metodo narrativo per tacer del collasso che avremo provocato all’intero impianto del libro come voluto dall’autore.
I tempi dell’anima non si possono falsare o comprimere o bypassare, il processo di rigenerazione artistica non va a intermittenza, non procede per salti ma deve essere meticolosamente seguito passo dopo passo dalla prima lettera all’ultima, dalla prima pietra all’ultimo capitello.
Non si comincia da dove l’autore ha finito ma da dove ha iniziato; soltanto in tal modo possiamo impossessarci dei meccanismi di creazione e strutturazione dell’autore e, in un certo senso, divenirne coautori non soltanto fornendone interpretazioni e commenti ma altresì sviluppando punti di fuga, raddrizzando linee distorte e centrando la parabola di una curva mancata dall’autore stesso.
Ogni opera ha un creatore (generalmente l’autore o gli autori) e un co–creatore, dal restauratore all’archeologo sino al musicista; a prescindere dal fatto che il creatore lasci l’opera completa o incompiuta, egli comunque inserisce in essa numeri, codici, spie, materiali del cervello con i quali ricostruirla (nel caso l’opera possa danneggiarsi) o completarla, perfezionarla.
Per gli addetti ai lavori; entrate in quella cattedrale gotica dell’ingegno umano che è Die Kunst der Fuge BWV 1080 di J.S. Bach e andate al Contrapunctus XIV (nella foto), abside della cattedrale bruciata a partire dall’architrave di battuta 239 a causa dell’ictus che colpì il suo autore.
Individuata la battuta nella quale trovasi il nome BACH, calcolate l’equazione della sezione aurea e il punto dal quale le note possono essere riscritte al contrario; il Contrapunctus XIV sarà completo.

(Nell’immagine “Arte della Fuga di J.S.Bach, ultima pagina del Contrapunctus XIV lasciato incompleto”)

Francesco Lotoro

(24 aprile 2019)