Ticketless – Paesaggi contaminati

alberto cavaglionUna delle categorie storiografiche cadute in disgrazia negli ultimi tempi è quella di “luogo della memoria”. Lanciata da un fondamentale lavoro di Pierre Nora aveva avuto larga circolazione. Il trascorrere del tempo ha messo a nudo l’alto suo grado di volatilità: un concetto fascinoso ma astratto, inadatto, da noi, per esempio a definire luoghi come Fossoli, Risiera, Fosse Ardeatine. Un saggio di Martin Pollack (Paesaggi contaminati. Per una nuova mappa della memoria in Europa, Keller edizioni, 2014), che purtroppo non ha avuto la fortuna che merita, suggerisce una definizione più puntuale: “Paesaggi contaminati”. Il visitatore, il turista, lo studente, davanti alle baracche di Fossoli lsciate così come sono oggi, andrebbero avvertiti cosi: Siete all’interno di un paesaggio contaminato.
Pollack e il suo libro mi sono venuti in mente questa settimana quando ho appreso che si è conclusa la campagna di raccolta fondi per il completamento del restauro del Memoriale di Auschwitz che da maggio troverà casa allo spazio Ex-3 di Gavinana vicino Firenze.
Voluta dall’ANED, l’opera portava la firma, fra gli altri, di Primo Levi, che scrisse un testo indimenticabile e del compositore Luigi Nono. Dal 1980 era ospitata nel Blocco 21 del campo di sterminio di Auschwitz, ma nel 2014 le autorità polacche ne avevano formalizzato lo sfratto, con la motivazione che l’opera non era in linea con le finalità pedagogiche e illustrative del campo. Da non crederci. La discussione che ne seguì in Italia fu, credo non soltanto per me, la scintilla che mi aiutò a revocare in dubbio la fragile categoria di “luogo della memoria”: tanti inaspettatamente, con mia sorpresa, si dissero solidali con i polacchi e dunque favorevoli alla demolizione tout court del Memoriale. Fu però quella anche l’occasione per registrare la presa di coscienza di nuove energie: giovani studenti sfidarono le autorità e si attivarono, direbbe Pollack, in direzione di un primo processo di “de-contaminazione”. Fra quei giovani ecologisti della memoria si era distinta una studiosa bravissima, che oggi dirige l’Istituto della Resistenza di Bergamo, Elisabetta Ruffini (un suo appassionato intervento di allora lo si legge ancora qui).
Sarà pur vero che la inaugurazione a Gavinana del memoriale si svolgerà alla vigilia di un voto determinante per il Sindaco Nardella e dunque si configura come una mossa elettoralistica. Pazienza. Vi è fino a prova contraria una sostanziale differenza tra chi ha restaurato il Memoriale e chi pur di prendere voti si fa fotografare mentre imbraccia un mitra.

Alberto Cavaglion

(24 aprile 2019)