Vittorio Ottolenghi (1928-2019)

L’attentato palestinese al Tempio Maggiore di Roma in cui restò ucciso il piccolo Stefano Gaj Taché, con il suo carico di lacerazioni e ferite da sanare anche nel rapporto con istituzioni troppo a lungo indifferenti al clima di odio crescente. Ma anche la stagione che da un punto di vista politico preparò il terreno alla firme delle Intese, di cui sarebbe stato successivamente protagonista in qualità di membro della Commissione giuridica incaricata di trattare con i rappresentanti dello Stato. Un confronto aperto con la società, a testa alta, con l’orgoglio di radici antiche e un futuro da costruire.
Anni di intenso impegno e di fondamentale importanza per la storia dell’ebraismo italiano quelli che hanno visto l’avvocato milanese Vittorio Ottolenghi al vertice dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, poi diventata Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Presidente dell’Unione dalla primavera del 1978 al gennaio del 1983, Ottolenghi era persona molto apprezzata per per la sua disponibilità a mettersi al servizio, con generosità e professionalità, di una causa comune. Come quando, negli anni di Tullia Zevi presidente, lavorò in prima linea al raggiungimento dell’accordo che sancì l’inizio di una nuova fase nelle relazioni tra Stato ed ebraismo italiano. In occasione di un convegno svoltosi nel 2009 a Roma per i venti anni delle Intese, Ottolenghi tornava con piacere a quei giorni ricordando la firma delle Intese “non soltanto come un evento giuridico degno di particolare studio da parte degli specialisti, ma soprattutto una svolta assai significativa nella storia di una collettività, come la nostra, da sempre custode gelosa dei suoi principi e costumi e al tempo stesso condizionata, in quanto minoranza, dalle società di cui si è trovata a far parte, ben spesso ostili e prevaricatrici”.
“Una persona molto preparata e riservata, che anche nell’ombra ha saputo lavorare per grandi obiettivi” il ricordo di Giorgio Sacerdoti, presidente del CDEC e al suo fianco nella Commissione giuridica UCEI oltre che nella delicata visita al Presidente della Repubblica Sandro Pertini pochi giorni dopo l’azione terroristica al Portico d’Ottavia, intervenuto oggi anche nel corso della cerimonia funebre svoltasi nella sezione ebraica del Cimitero maggiore di Milano. “All’ebraismo italiano e prima ancora a quello milanese – prosegue Sacerdoti – Vittorio ha donato le sue migliori energie e competenze. Tante le sfide affrontate, con un bagaglio di professionalità importante. Dalle Intese al drammatico attentato al Tempio Maggiore. Gli dobbiamo molto”.
Alla vicenda di Vittorio Ottolenghi è dedicato “Quando tutto questo sarà finito – Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali”, pubblicato da Mondadori e scritto dal figlio David, conosciuto anche con il nome d’arte di Gioele Dix. Un libro delicato e commovente, con tanti risvolti della gioventù al riparo dal nazifascismo su cui il padre aveva sempre tenuto un certo riserbo. Sia il suo ricordo di benedizione.

(Nell’immagine la delegazione con il rav Elio Toaff, Vittorio Ottolenghi, Tullia Zevi, Giorgio Sacerdoti e Giannetto Campagnano dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, pochi giorni dopo l’attentato al Tempio Maggiore di Roma)

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(24 aprile 2019)