Le cerimonie a Roma
“25 Aprile, basta strumentalizzazioni”

Un fermo no a ogni forma di annacquamento e strumentalizzazione del 25 Aprile, dei suoi valori fondanti e del suo riflesso oggi nel nostro presente e futuro. È il messaggio condiviso da rappresentanti istituzionali e rappresentanti dell’ebraismo italiano e romano che oggi hanno partecipato alle iniziative in ricordo della Liberazione e del contributo degli ebrei italiani partigiani e dei soldati della Brigata Ebraica alla sconfitta del nazifascismo.
Primo appuntamento, pochi minuti dopo la cerimonia solenne all’Altare della Patria insieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella, è alla sinagoga di via Balbo in cui la Brigata Ebraica insediò il proprio quartier generale nella città appena liberata.
“Il 25 Aprile è una grande festa nazionale che dobbiamo tutti festeggiare per ricordare due cose. Innanzitutto per ricordare da dove veniamo, che cosa è successo in Italia, e come siamo stati in gradi come popolo di liberarci da regimi come quello fascista. La seconda cosa importante è che la nostra Costituzione va ancora attuata in molti punti: dalla sanità, al lavoro, al principio di eguaglianza” dichiara il vicepremier Luigi Di Maio, accompagnato in sinagoga dai ministri Alfonso Bonafede e Giulia Grillo. Ad accogliere la delegazione del governo ci sono tra gli altri la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, la presidente UCEI Noemi Di Segni, il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. “Sono qui – aggiunge Di Maio – perché questo è un momento che ci unisce e ci deve unire sempre di più. Non è il momento delle divisioni, dev’essere un giorno di unione. Per questo ringrazio la comunità ebraica per avermi accolto”.
In precedenza Dureghello aveva sottolineato: “Il 25 Aprile è un giorno di festa per gli italiani e per ricordare la liberazione di questo Paese, che ci ha portato a quello che l’Italia rappresenta oggi. Ai valori della democrazia che dalla Costituzione sono sanciti. Per questo non accettiamo polemiche e divisioni”.
Secondo momento di celebrazione e commemorazione davanti all’ingresso del cimitero di guerra del Commonwealth, nel quartiere Testaccio. Accanto tra gli altri ai rappresentanti dell’ebraismo italiano e romano ci sono il sindaco di Roma Virginia Raggi, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e il filosofo francese Bernard Henry Lévy.
“Oggi come allora – esordisce Dureghello – dobbiamo combattere per difendere certi valori. Lo dobbiamo fare con ancor più forza e vigore davanti a chi queste memorie vorrebbe inquinarle”. Mentre Bernard Henry Levy ricorda il padre e il suo impegno di giovane soldato in prima linea nella Liberazione dell’Italia: “Va smontata – dice il noto intellettuale – la leggenda dell’ebreo vittima passiva dei suoi persecutori. Una leggenda che ci ha fatto solo del male”. BHL si è poi detto inquietato per i venti nostalgici che spirano in Italia e in Europa e per la scarsa umanità dimostrata oggi nei confronti di una tragedia diversa ma comunque lacerante come quella vissuta dai migranti.
“Il 25 Aprile è la festa di tutti gli antifascisti. Questa è la nostra radice, da qui nasce la nostra Repubblica” afferma la sindaca Raggi. “Siamo abituati a dare la libertà per scontata ma non è così. Per questo – prosegue la prima cittadina – il 25 Aprile non può essere strumentalizzato”. Riflessione condivisa dall’assessore regionale Alessandra Sartore, che ricorda la funzione educativa svolta dai viaggi nei luoghi dell’orrore assieme alle scolaresche. “Sono situazioni – osserva – che con il loro impatto emotivo aiutano a non dimenticare”.
“Quanto accaduto deve servire a rinsaldare la lotta di tutti i popoli contro l’estremismo e la violenza” l’appello della ministra Trenta, che proprio ieri ha conferito alla città di Roma la medaglia d’oro al valor militare perché, si legge nella motivazione, “nella strenua resistenza di civili e militari a Porta San Paolo, nei tragici rastrellamenti degli ebrei e del Quadraro, nel martirio delle Fosse Ardeatine e di Forte Bravetta, nelle temerarie azioni di guerriglia partigiana, nella stoica sopportazione delle più atroci torture nelle carceri di via Tasso e delle più indiscriminate esecuzioni, nelle gravissime distruzioni subite, i partigiani, i patrioti e la popolazione tutta riscattarono l’Italia dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista”.
“Celebrare la festa della libertà – afferma Tajani – significa ricordare e fare in modo che la libertà sia difesa tutti i giorni. Altrimenti il sacrificio dei caduti sarà vano”. Secondo il presidente del Parlamento europeo, che ha oggi fatto un richiamo alle indissolubili radici ebraiche d’Europa, chi oggi tira “missili e razzi contro Israele” si comporterebbe come gli aguzzini di allora. “Il 25 Aprile è un giorno di festa che anche i nostri giovani devono poter incidere nel loro cuore” sottolinea la presidente Di Segni, esprimendo l’auspicio che siano bloccati con fermezza rigurgiti neofascisti e manifestazioni di apologia del regime. Con l’augurio inoltre che altre richieste “di libertà e liberazione” trovino ascolto in altre giornate per non mettere a rischio ed esporre a nuove strumentalizzazioni l’anniversario “che è festa di tutti”.
A concludere la cerimonia è il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, figlio lui stesso di un partigiano. Il rav parla di Italia e di Europa a rischio, per l’emergere di nuove forme di odio sulla scena. L’invito è a uno spirito di concordia e unità. Come unitario, afferma, “deve essere il rigetto del fascismo”. Un valore da inculcare in prima istanza alle nuove generazioni. “Mi guardo attorno e vedo pochi giovani. È un qualcosa su cui siamo chiamati a riflettere. Certamente – dice – non ci tireremo indietro”.

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(25 aprile 2019)