Livorno – Frida, il coraggio delle parole
“Colei che ha sofferto / comprende molte cose / che non possono essere / comprese da colui la cui / vita trascorse / senza l’ombra del dolore”. Parole di Frida Misul, ebrea livornese deportata ad Auschwitz-Birkenau che, sopravvissuta all’orrore, sarà tra le prime a scrivere un’opera letteraria di Testimonianza della Shoah. Alla sua figura, al suo coraggio di testimoniare, è dedicata la giornata di studi organizzata per domenica 28 aprile (ore 10.00 – Fortezza Vecchia di Livorno) dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Università di Pisa, dalla Comunità Ebraica di Livorno e dall’Unione delle Comunità. Patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Livorno e dalla Fondazione Bassani di Ferrara, l’iniziativa intitolata “Frida Misul, nel centenario della nascita: Donne, Shoah, Resistenza” si inserisce nel quadro delle cerimonie per la Festa della Liberazione e aprirà con la presentazione del volume Frida Misul, Canzoni tristi. Il diario inedito del Lager (3 aprile 1944-24 luglio 1945) Livorno, S. Belforte 2019, con l’intervento del curatore, il professore Fabrizio Franceschini dell’Università di Pisa, della collega Roberta Cella e di Catia Sonetti dell’Istoreco Livorno.
“Il volume presenta per la prima volta testi in prosa e in versi dovuti a Frida e straordinari per la loro ricchezza e precocità – racconta Fabrizio Franceschini – Della Misul si conoscevano tre canzoni, cantate clandestinamente in Lager, e due versioni del diario della deportazione, risalenti al 1946 e al 1980. Oggi si pubblica, con un’ampia introduzione, il taccuino steso da Frida subito dopo la sua liberazione a Theresienstadt (9 maggio 1945). Troviamo qui ben quindici sue canzoni, riscritte sulla musica del canto ebraico Ha-tikvàh e delle più note canzoni italiane degli anni ’30-primi ’40 (Mamma, Muraglie, Torna Piccina, La Strada nel bosco, Vivere, La Torre di Pisa ecc.). Tra le Canzoni Tristi, che parlano della vita e della morte in Lager, e quelle dell’Attesa per il rientro in Italia si trova Il mio Diario e la mia Prigionia. Con tutta la forza della testimonianza immediata Frida racconta il suo doloroso e strenuo percorso da Livorno a Fossoli ad Auschwitz-Birkenau (ove entra il 22 maggio 1944), e quindi a Wilischthal, in un Lager al servizio dell’industria militare tedesca, fino a Theresienstadt, ove viene liberata dall’esercito sovietico”.
La giornata del 28 aprile (clicca qui per scaricare il programma) vuol essere anche l’occasione per una riflessione più ampia sulle prime testimonianze italiane della Shoah e sul ruolo particolare delle donne, come deportate o resistenti e come testimoni. Già in mattinata saranno presentate due videointerviste di Liliana Segre e Goti Bauer, realizzate dalla professoressa Marina Riccucci dell’Università di Pisa e da lei commentate insieme con Anna Segre. Il pomeriggio vedrà l’intervento di qualificate studiose operanti in Italia e all’estero e sarà dedicato alle figure di Luciana Nissim, Liana Millu e Giuliana Fiorentino Tedeschi, passate come Frida Misul per Birkenau e protagoniste della prima stagione di testimonianze italiane della Shoah. Paola Bassani Pacht, della Fondazione Bassani, tratterà dell’attività di resistenza svolta da Valeria Bassani Sinigallia, mentre Roberto Rugiadi, Sarah Rugiadi e Luisa Doveri parleranno della memoria di Frida e del lavoro sulla Shoah tra le giovani generazioni. Le conclusioni del convegno saranno tratte da Anna Foa, storica dell’ebraismo e dell’Età moderna, e da Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un saluto musicale del coro Ernesto Ventura, con canzoni di Frida Misul, chiuderà l’evento.