Non è smemoratezza
Geraldine Schwarz in “I senza memoria. Storia di una famiglia europea” (Einaudi), traccia un profilo del «ritorno del passato» in Europa. È un viaggio interessante nella geografia della nostalgia. La tesi di Schwartz è che il fascino del passato che oggi attraversa molte realtà europee (Polonia, Ungheria, ma anche Spagna, Austria e, ovviamente, l’Italia) è il risultato della smemoratezza. Penso che questa convinzione sia troppo ottimistica. Quando qualcuno dalla curva di uno stadio (ma sempre più spesso non solo lì) auspica per qualcun altro che la sua prossima destinazione sia Auschwitz, lo dice non perché non sa cosa sia accaduto là, ma proprio perché lo sa o, almeno sa le due cose strutturali del suo funzionamento: una selezione molto rigida all’ingresso che salva pochi, un tempo di sopravvivenza abbastanza corto o un ciclo di vita molto rapido per i sopravvissuti. Perché chiamarla smemoratezza?
David Bidussa, storico sociale delle idee
(28 aprile 2019)