Orban e la contraddizione sovranista
L’intervista di Viktor Orban rilasciata a La Stampa di oggi è davvero un lucidissimo manifesto del neo-nazionalismo, di cui l’Ungheria ha rappresentato il modello ispiratore per molti. Il premier ungherese ha davvero il pregio di non nascondere la propria visione politica, che anzi rivendica in ogni aspetto. Fra i molti passaggi di grande interesse, due mi colpiscono particolarmente. Anzitutto la definizione, alquanto precaria, di democrazia illiberale come argine alle derive anti-libertarie dovute al neo-imperialismo europeo. Secondo: il richiamo all’identità cristiana come fondante di quella europea. Cosa che di per sé è un’ovvietà, ma che non chiarisce quale spazio spetti agli appartenenti di altre religioni. I costanti attacchi alla macellazione rituale e alla circoncisione di questi anni non fanno ben sperare. Quel che è certo è che, come di consueto, le parole del premier ungherese fanno emergere la grande contraddizione del sovranismo: gli interessi dell’uno collidono spesso con quelli dell’altro. Lo stesso vale per Israele, l’aver portato Orban allo Yad Vashem non significa l’immediato spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme. Dipende se conviene.
Davide Assael
(1 maggio 2019)