Mostre e distorsioni

Leggo sulla Gazzetta di Modena di lunedì 29 aprile prima con sorpresa, poi con un misto tra costernazione e incredulità, un articolo nella sezione “spettacolo” intitolato “La Banalità del male si è fatta mostra con cuore e cranio di Adolf Hitler”.
Questo articolo di ben due pagine corredato da varie foto, inclusa una che dovrebbe rappresentare l’ideatore della mostra Antonello Fresu, noto psicoanalista Junghiano, mentre invece è del nostro Presidente della Repubblica Mattarella (o sono gemelli ovipari o si tratta di un grossolano errore di stampa), vorrebbe dimostrare due tesi:

1) Il corpo del “mostro” Hitler, la personificazione del male assoluto del ‘900, è come quello di ognuno di noi e questo è certificato con maxi radiografie e elettrocardiogramma

2) Però l’uomo era clinicamente malato: “sembrava che avesse meno corpo di tutti, che nascondesse perfino ai propri intimi: nessuno lo ha mai visto a torso nudo, probabilmente neppure Eva Braun”. Con questo si potrebbero spiegare tante cose….

Questa mostra, organizzata a Carpi nel Palazzo dei Pio, sede del bellissimo e toccante museo del deportato, per fortuna è terminata ieri. È durata ben 3 mesi, aperta tutti i sabati e le domeniche, ed è stata visitata da circa 800 persone (unica buona notizia). La maggior parte dei visitatori erano scolaresche, alcune delle quali avevano intrapreso il viaggio ad Auschwitz. Alcuni visitatori hanno giudicato l’esposizione “difficile da capire”. Chi l’ha ideata avrà avuto i suoi buoni motivi. Preferisco non commentare: lascio a tutti voi libertà di interpretazione.
Ma quello che trovo incomprensibile e francamente inaccettabile sono i commenti del Presidente e della Direttrice della Fondazione Campo di Fossoli e del sindaco di Carpi, che ha reso possibile e avallato questo obbrobrio.
Il Presidente Castagnetti dice che, nonostante fosse molto bella, la mostra non è stata capita perché Carpi è una città troppo piccola culturalmente: questa è una mostra da grande città!!! (forse sarebbe stata perfetta a Predappio?)
La Direttrice Maria Luppi, presentando il catalogo della mostra dice che, considerando che “siamo stati aperti solo il sabato e la domenica, il numero dei visitatori è stato importante”. No comment.
Mentre il sindaco Bellelli, che avevo sentito parlare bene poco tempo fa a Fossoli, alla presentazione del catalogo dice: “abbiamo parlato della caducità di un corpo che, come quello di tutti, invecchia…”.
Anche qui lascio a voi libera interpretazione di queste perle di saggezza.
Però una domanda la voglio fare: Chi ha pagato per tutto questo?
Il Comune non ha una lira, così come la Fondazione Fossoli. Il Campo è un ammasso di rovine. Ma i soldi per questa mostra si sono trovati…..
Una delle poche cose buone di essere vecchi è che si può dire di tutto.
Io, che sono vecchio, trovo tutto questo uno schifo mascherato da finta cultura. Offensivo per tutti quelli che hanno sofferto, per quei pochi che sono sopravvissuti e per quei tanti che non ci sono più, grazie alla volontà di quel povero normolineo malato.
Specie in questi tempi di revanscismo nazifascista.

Nino Bemporad, Comunità Ebraica di Modena e Reggio Emilia, Consigliere UCEI