Relazioni con l’esterno e migranti,
Il Consiglio UCEI a confronto

Il rapporto con la società nel suo insieme, e in particolare con le istituzioni politiche e religiose. E il tema attuale e complesso dei fenomeni migratori. Sono gli argomenti cui il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, riunito nella giornata di ieri a Roma, ha dedicato in conclusione di lavori uno speciale approfondimento. Molte voci a confronto e proposte operative hanno segnato le due distinte sessioni del Consiglio UCEI, poi sintetizzate in seduta comune dall’assessore Livia Ottolenghi e dal Consigliere Victor Magiar.
A tracciare una panoramica del quadro di relazioni istituzionali è stata la Presidente UCEI Noemi Di Segni, che ha aperto la sessione dedicata a questo tema ragguagliando i presenti sui diversi incontri intercorsi con leader politici, sui temi che sono stati affrontati e sulla linea tenuta dall’Unione nel corso di questi approfondimenti.
Mentre per quanto concerne le relazioni con le comunità religiose, tra le esperienze portate ad esempio dalla Presidente Di Segni c’è stato il Tavolo Interrelligioso di Roma e il suo recente manifesto sul fine vita, firmato anche dall’UCEI. Esperienza di lavoro condivisa che, è stato spiegato, potrebbe essere seguita da altri dossier e impegni su temi di interesse comune.
FormigginiPreoccupazione è stata invece espressa da molti Consiglieri per quanto concerne la complessa rappresentatività dell’Islam italiano, spesso ostaggio di visioni radicali che rendono difficile se non impossibile un dialogo. Tra le richieste avanzate, anche tenendo conto di alcune criticità esposte da Consiglieri e leader di Comunità, l’istituzione di un forum di coordinamento che possa mettere in relazione le diverse esperienze locali con l’ente centrale.
“Dobbiamo impegnarci perché nelle scuole ebraiche i principi dell’accoglienza facciano parte di un vero e proprio progetto educativo strutturato che partendo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni sappia formare una generazione consapevole e capace di accogliere e integrare, con rispetto per l’altro” ha tra gli altri affermato rav Roberto Della Rocca nel corso della sessione dedicata ai migranti. “Sapere che esiste una macchina organizzativa efficiente che si occupa di accogliere e integrare – il pensiero del rav Giuseppe Momigliano – influisce molto sul senso di sicurezza di chi è già presente su un territorio, Israele ne è la prova. In Italia invece la percezione è che i migranti vaghino per il territorio e che ad occuparsi di loro ci sia solo una sorta di assistenza caritatevole che non gestisce quello che viene percepito come un problema”. Il risvolto interno, ossia la costruzione di un progetto educativo che porti con forza il segno della cultura e dell’educazione ebraica, ha continuato il rav Momigliano in linea con quanto espresso dal rav Della Rocca, “è connaturato con la storia di una minoranza che ben sa cosa voglia dire dover fuggire e doversi ricostruire la vita in un luogo nuovo”.
Al centro del confronto anche un approfondimento sulle iniziative concrete che sono oggi realizzate, dall’ospitalità al Memoriale della Shoah di Milano al progetto Beteavon che grazie all’impegno della comunità Lubavitch distribuisce ogni giorno 200 pasti caldi a chi ne ha necessità.

(6 maggio 2019)