“Memoriale a Firenze, un dovere civile”

“Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai’”.
Lo scrisse pensando appositamente ad Auschwitz, Primo Levi. Parole che hanno accompagnato per anni i visitatori del Memoriale ai Caduti italiani nei lager nazisti ospitato nel Museo polacco, oggi ufficialmente inaugurato nella sua nuova collocazione fiorentina, al padiglione EX3 nel quartiere Gavinana. Un’operazione di recupero della Memoria viva, anche attraverso l’arte, che ha visto al lavoro diversi soggetti istituzionali e che ha trovato in queste ore il suo nuovo punto di partenza con lo svelamento al pubblico dell’opera, di proprietà dell’Aned e frutto del lavoro di un team di eccellenza in cui figuravano tra gli altri, oltre a Levi, gli architetti Lodovico e Alberico Belgiojoso, il regista Nelo Risi, il pittore Pupino Samonà e il compositore Luigi Nono.
Fondamentale, è stato ricordato, la firma nel 2015 di un protocollo d’intesa tra Comune, Regione, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e la stessa Aned. Un fronte comune che, assieme al supporto di altri enti, tra cui l’UCEI, ha permesso di scongiurare il rischio tangibile di una sua demolizione da parte delle autorità museali polacche. Presenti oggi a questa significativa giornata, tra gli altri, la Consigliera UCEI Sara Cividalli, la presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul, il rabbino capo Amedeo Spagnoletto, il presidente dell’Opera del Tempio ebraico Renzo Funaro e Ugo Caffaz, storico referente dei Viaggi della Memoria.
“Quella che festeggiamo è una seconda vita per il memoriale, che arriva al termine di una lunga e tormentata vicenda” ha sottolineato il sindaco Dario Nardella nel suo intervento di apertura. “Un’occasione – ha poi aggiunto – per ricordare la fine dei campi di sterminio ma anche per celebrare una nuova coscienza europea: oggi con il venir meno di molti degli ultimi testimoni diretti è sempre più vitale avere dei luoghi di memoria, che parlino ai contemporanei. Riaprirlo era un dovere civile”. Parole condivise tra gli altri dal presidente dell’Aned Dario Venegoni e dalla vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, intervenuti anch’essi.
“Molte amministrazioni comunali si sono rifiutate di accogliere l’opera. Per questo siamo grati a Firenze per aver fatto una scelta di segno opposto” ha detto Venegoni. Il Memoriale, ha ricordato Barni, è “il simbolo tragico di una storia lontana che non deve tornare attuale”.
All’ingresso i depliant esplicativi avevano ciascuno un numero diverso, il primo dei quali era il numero che fu tatuato sul braccio di Levi: 174517. Una serie in progressione a partire da quella cifra, segno ideale di un passaggio di testimone dal passato alle nuove generazioni.
Contestualmente è stata inaugurata la mostra “Un filo ininterrotto. La memoria della deportazione e il Memoriale di Auschwitz”, interamente prodotta dall’Aned e realizzata per i contenuti da Elisa Guida e Bruno Maida e per l’allestimento da Alberico Belgiojoso.
L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio UCEI e delle Università della Tuscia e di Torino.

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(8 maggio 2019)