Pagine Ebraiche al Salone del Libro
Nel nome di Formiggini
“Ecco, con un estremo atto di disciplina elevo il mio bravo saluto al Duce e poi lancio dallʼalto il mio alto grido: Italia! Italia! Italia! E lancio dallʼalto anche me stesso: bumf”. È l’ultimo beffardo messaggio di Angelo Fortunato Formiggini prima di raggiungere la sua Modena, entrare in Duomo, salire sulla sommità della torre della Ghirlandina e lanciarsi nel vuoto con un solo esito possibile. È il 29 novembre del 1938 e il grande editore modenese, raggiunto dalle Leggi razziste promulgate dal fascismo, tradito nuovamente da un regime che già in assenza di politiche antisemite non aveva esitato a giocarli dei brutti scherzi, sceglie di dare un drammatico segnale a tutto il Paese. Nell’Italia dell’indifferenza complice pochi lo raccolgono. Achille Starace, tra gli altri, commenterà: “È morto proprio come un ebreo: si è buttato da una torre per risparmiare un colpo di pistola”. I giornali invece avranno l’obbligo del silenzio: meglio non turbare l’opinione pubblica. Dopo un lungo oblio le intuizioni e le conquiste di un editore che fu protagonista assoluto del suo tempo sembrano finalmente tornare d’attualità, attraverso iniziative in corso e nuovi progetti da realizzare nel suo nome.
Nello speciale dossier “Angelo Fortunato Formiggini”, curato da Adam Smulevich e pubblicato nel numero di maggio del giornale dell’ebraismo italiano in distribuzione al Salone del libro di Torino, cerchiamo di raccontarveli insieme a vita, estro e grandezza di Formiggini.
Lo facciamo aprendo con l’omaggio di una delle più prestigiose matite italiane, il bolognese Vittorio Giardino, padre tra gli altri degli amatissimi Max Fridman e Jonas Fink, che all’editore dedica il disegno pubblicato nella prima pagina del dossier.
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(9 maggio 2019)