La sfuggente verità
La verità vi prego sulla canna…Forse Auden avrebbe intitolato così, oggi, il suo poema sull’amore. Perché come sfuggente è la definizione dei sentimenti, altrettanto sfuggente è la verità su questo pianta psicotropa, che oggi è stata liberalizzata in molti Paesi.
Tra un ministro che vuole proibirla e chiudere i negozi che la vendono, ai cortei di manifestanti per una liberalizzazione ancora più ampia, è difficile comprendere dove sta la linea di demarcazione.
Purtroppo, la scienza non dà una risposta definitiva, anche perché gli studi che sono stati condotti riguardano piante di cannabis spontanee, a concentrazione variabile di THC (la sostanza attiva psicotropa), mentre oggi quella prodotta industrialmente è molto più pura e forte. In tutti i farmaci, la concentrazione dei principi attivi è il metro di giudizio della loro efficacia. Troppo poco non funziona, troppo dà effetti collaterali superiori ai benefici. Ma come si fa a giudicare una sostanza che finora è stata coltivata a concentrazione variabile, fuori da ogni controllo? E che può essere consumata in modi molto diversi tra loro: fumata, vaporizzata, spalmata sulla pelle in crema o olio, ingerita sotto forma di tisana, di biscotto, di caramella..
Bisognerà attendere degli anni per avere una risposta sugli effetti a lungo termine. Ci possono essere benefici per contrastare la nausea indotta da chemioterapia, l’ansia, il dolore, forse la depressione. Ma una cosa è l’utilizzo terapeutico su prescrizione medica – e non si vede perché questa sostanza non dovrebbe poter essere utilizzata in farmacopea se l’efficacia fosse provata secondo i protocolli della ricerca farmaceutica – altra cosa è il consumo a scopo ricreativo o autoterapeutico…
In Svizzera hanno risolto il problema proibendo la vendita di derivati dalla Cannabis che contengano il THC, mentre sono consentiti olii, chewing gum, sigarette, tisane di cannabis che contengono solo CBD, che pare non abbia effetti psicoattivi diretti, ma potrebbe però influenzare il comportamento motivazionale dei giovani.
In Italia nei negozi, ormai spuntati ovunque, si vendono prodotti che possono contenere dal 0,2 al 0,6% di TCH. Ma non si sa chi esercita i controlli sulla reale diluzione, e non è difficile immaginare che un giovane posa rifornirsi in più punti vendita, arrivando a accumulare dosi massicce di principio attivo..
E qui si delinea una problematica molto sfaccettata.
Fino a che punto la cannabis è innocua? La liberalizzazione serve davvero a contenere la criminalità da spaccio?
E il marketing legato a questi prodotti, che oggi possono essere pubblicizzati e diventare oggetto di desiderio e di moda, non è pericoloso almeno quanto la vendita illegale? Il fatto che, come per il gioco d’azzardo, lo Stato ne abbia un guadagno sotto forma di tassazione, non è immorale e pericoloso? Basta vedere che cosa è successo con la liberalizzazione del gioco d’azzardo. E l’utilizzo di droghe cosiddette leggere, non può diventare un trampolino di lancio per le droghe pesanti?
Una risposta, per quanto non definitiva, viene dallo studio di un giornalista americano, Alex Berenson, autore di un libriccino: “Tell your children: the truth about marijuana, mental illness and violence” (Ditelo ai vostri figli: la verità su marijuana, malattia mentale e violenza) che oggi viene considerato dagli esperti un importante punto di riferimento sulla questione.
L’interesse di Berenson per l’argomento nasce da un casuale commento della moglie, psichiatra, a proposito di un ragazzo che aveva bruciato e fatto a pezzi la nonna: “Certo, fumava erba da tutta la vita”.
Ma come, la marijuana non dovrebbe rilassare, dare allegria e spensieratezza?
Il giornalista decide di investigare, e i risultati sono allarmanti.
In primo luogo, malattia mentale, schizofrenia e fumo sono correlati: anche se è difficile capire se nasce prima l’uovo o la gallina, ovvero se la malattia crei dipendenza, o se sia l’utilizzo delle droghe leggere a favorire l’insorgere della malattia, che è in aumento vertiginoso nel mondo occidentale.
In secondo luogo, nei quattro Stati in America dove il consumo della cannabis è legale, la violenza è cresciuta molto più che negli Stati in cui è proibita. In Uruguay nel 2017, l’anno in cui è passata la legge di liberalizzazione, è aumentata del 25%.
In terzo luogo, l’utilizzo regolare di cannabis è prodromico all’uso di cocaina e oppiacei. Dal 2008, in Canada e negli Stati Uniti, dove l’utilizzo di marijuana è notevolmente incrementato, si è riscontrata un a vera e propria epidemia di oppiacei. In Inghilterra, dove l’utilizzo di marijuana è diminuito, questo non è avvenuto.
Infine, non è vero che liberalizzando si combatte la criminalità organizzata: gli spacciatori che non guadagnano più con la cannabis cominceranno a proporre altre droghe, magari più pericolose.
Ma il vero problema sta nel business. In Italia il giro d’affari è stato calcolato dal Sole24 ore in 150 milioni di euro nel 2018, con oltre 1.000 negozi aperti e 2.500 ettari di terreno coltivato a canapa che raddoppieranno entro la fine di quest’anno. Le 1500 aziende di produzione e distribuzione sono aziende a scopo di lucro, e devono cercare di incrementare le vendite per ripagare gli investimenti e incentivare gli azionisti. E quindi utilizzano tutti gli strumenti del marketing per attirare nuovi utenti. Una volta proibito, il consumo di droga viene ora sollecitato, addirittura con una promozione che suggerisce l’utilizzo autoterapico. Il messaggio è ambiguo e pericoloso. Sarebbe come dire: “Sei ansioso, teso, soffri d’insonnia. Aiutati con l’alcol”. L’alcol è un ottimo lubrificante sociale, ma utilizzarlo come autoterapia è l’autostrada per la dipendenza.
Le conseguenze, secondo neuroscienziati e psicologi, sono deleterie soprattutto per i giovani. Perché la cannabis, il cui effetto nel sangue fino a 15 giorni, il triplo della cocaina, crea un decadimento funzionale nei neuroni, riduce il livello dell’attenzione (e diventa quindi pericolosissima alla guida) e toglie motivazione.
Il cervello completa il suo sviluppo verso i vent’anni. Gli adolescenti sono per natura ansiosi, depressi, disorientati: se sapranno risolvere le inevitabili inquietudini con mezzi propri e con l’aiuto di famiglia e società cresceranno con un cervello sano e robusto. Se opteranno per la scorciatoia della cannabis proprio nella fase in cui dovrebbero scegliere l’indirizzo della loro vita, quale sarà il loro futuro?
Viviana Kasam
(13 maggio 2019)