La lezione dei giovani
E se fossero i giovani a indicarci la strada per uscire dal tunnel nel quale siamo intrappolati? Vari recenti episodi ci portano a pensarlo. Un mese fa un ragazzo di quindici anni si è coraggiosamente opposto ai militanti di Casapound che a Torre Maura nei pressi di Roma incalzavano la popolazione locale a bersagliare un gruppo di Rom destinatari di un alloggio popolare: “Non mi sta bene che ve la prendiate con le minoranze, siete qui solo per sfruttare la situazione e prendere voti!”, è stato il penetrante giudizio con cui ha tenuto testa a chi lanciava slogan razzisti e violenti. Pochi giorni fa, dopo l’ennesimo regolamento di conti che in pieno centro di Napoli ha coinvolto una bambina di quattro anni, è stato addirittura il giovane figlio di un camorrista a partecipare a una marcia di Libera e a lanciare pubblicamente la sua vibrante protesta contro la malavita organizzata che uccide il presente e il futuro delle giovani generazioni, contro i padri che con le loro scelte sciagurate distruggono l’avvenire dei figli. E ancora in questi giorni una studentessa del Liceo Virgilio di Milano, premiata alla Camera con i compagni di classe nell’ambito di un concorso scolastico sugli anni di piombo, con forza e saggezza ha proposto ai parlamentari le sue amare riflessioni intorno alla disumanità e alla violenza che si riscontrano talvolta anche negli atteggiamenti di chi ha incarichi di governo, per soffermarsi poi sulla centralità del legame che ci vincola all’Europa.
Lezioni di pensiero, di scelta, di forza d’animo che le giovani generazioni ci consegnano spontaneamente e con allarme, perché il mondo che la nostra generazione lascia loro è invece per molti aspetti orribile e minaccioso. Un mondo nel quale – solo per ricordare a titolo di esempio un altro recente episodio – a una giovane mamma Rom, che con la sua bambina sta per entrare in una casa regolarmente assegnatale, tocca ricevere insieme ad altre violente accuse la terribile minaccia “ti stupro!”, scagliata come una pugnalata nello stomaco da un militante neofascista.
Lezioni di serietà e di maturità, quelle di alcuni giovani, che ci portano a non perdere la speranza nonostante tutto.
Lezioni come quella di cui sono stato testimone giovedì scorso nella Biblioteca Comunale di Barge, in provincia di Cuneo, quando è stato pubblicamente presentato un lavoro scolastico destinato ad avere positive ricadute formative sul territorio. Piera Comba, sindaco della cittadina e insegnante di Italiano e Storia presso il Liceo “Soleri-Bertoni” di Saluzzo, ha ideato un progetto didattico emblematicamente intitolato “Custodire la Memoria nelle Terre resistenti”. Titolo illuminante: la memoria storica è un bene prezioso e costruttivo, e va salvaguardata con attenzione là dove si è sviluppata. Coinvolgendo l’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo e la Regione Piemonte, ha impegnato i suoi studenti in una ricerca sul campo dedicata allo studio e alla trasmissione della conoscenza intorno alla guerra di liberazione nel Piemonte Occidentale (Barge fu dal settembre 1943 sede della prima Brigata Garibaldi). I ragazzi di Terza e di Quinta hanno lavorato con passione, ricostruendo la condizione economica e il tessuto sociale della valle e del paese, collettivamente partecipi dell’esperienza resistenziale. Un nucleo di valide studentesse di Quinta ha posto al centro dei suoi approfondimenti la figura di Emanuele Artom, che trascorse in questa valle i primi mesi della sua vita di partigiano come commissario politico GL presso la banda garibaldina. L’intelligenza e il coinvolgimento profondo di queste ragazze sono riusciti a cogliere gli aspetti più significativi della formazione di Emanuele e il nocciolo del suo contributo umano e ideale alla lotta per la libertà. Dopo la presentazione del lavoro da parte degli stessi studenti, una esplorazione di gruppo attraverso Barge ha portato il pubblico a inaugurare e verificare l’efficacia della App che opportunamente è stata realizzata per rendere il ricco studio dei ragazzi fruibile dai visitatori nei luoghi più significativi della difficile realtà di settantacinque anni or sono. Un insegnamento importante, anche questo che ci viene dagli studenti di Saluzzo: come trasformare un’approfondita ricerca scolastica sulla vicenda collettiva del territorio in informazione/documentazione storica pubblica utile alla consapevolezza generale.
Riflettendo sulla serietà dell’impegno di tanti giovani, sono portato a concludere che il mondo sarebbe certo migliore se molti dei responsabili della cosa pubblica mettessero nel loro compito la stessa intelligenza, la stessa coscienza, la stessa dedizione che i ragazzi pongono nelle battaglie che sempre più li vedono protagonisti, da quella per la difesa dell’ambiente a quella per la legalità, da quella contro il razzismo a quella per l’identità europea.
David Sorani