Ticketless – Eichmann in via Lombroso
Non pubblicherei questa foto e non renderei pubblico il graffito che oggi mostro ai miei lettori, se lo avessi letto altrove. Il problema è che l’ho notato in questi giorni in un quartiere della città di Torino, San Salvario, cui sono molto affezionato perché a due passi dai luoghi canonici della memoria di Torino in guerra, il Teatro Chiarella, la chiesa e il centro valdese, la stazione da dove partivano i deportati. San Salvario l’ho riscoperto dopo tanti anni di assenza e l’ho di frequentato negli ultimi mesi con frequenza per ragioni alquanto malinconiche. Siamo a due passi dalla Sinagoga, dalla scuola ebraica, dalla casa per anziani. Quel che è più grave è che qui siamo in via Cesare Lombroso e per di più a fianco di una biblioteca nata da poco e intitolata a Natalia Ginzburg. Non è tutto. Quell’Eichmann “sionista” fa bella mostra di sé sul muro della biblioteca, esattamente di fronte alla elegante palazzina che nel Novecento ospitava l’Orfanotrofio israelitico, attivo ancora negli anni Cinquanta. Durante l’occupazione tedesca quella palazzina fu teatro di una delle più drammatiche vicende di infanzia perseguitata. Accompagnati da una coraggiosa maestra, che si chiamava Gioconda Carmi, un gruppo di orfani uscì una mattina senza troppo farsi notare per raggiungere a piedi la stazione e recarsi in salvo a Casale Monferrato. Il coraggio della loro maestra impedì a quelle creature di finire vittime di Eichmann. So bene che una maliziosa storiografia da anni insiste sulle connessioni che vi sono state, chi lo nega, fra sionisti e nazionalsocialismo. Ogni 27 gennaio, proprio a Torino, non pochi studenti, anziché ricordare il coraggio della Maestra, amano celebrare anche all’Università (!) il Giorno della Memoria con seminari per fortuna assai poco frequentati su “Eichmann …sionista”. In questo portale tempo fa ne ha scritto molto bene, denunciando la cosa, Gadi Luzzatto.
La cosa, in verità, non mi interessa. Chiedo semplicemente a chi lavora nella Biblioteca ‘Natalia Ginzburg’ di essere fedele e memorie di quello che la scrittrice ci ha lasciato per scritto sul tema dell’innocenza violata. E pertanto mi aspetto di vedere presto cancellata una scritta, che ha del patologico-degenerato. Se la vedesse il buon Lombroso si rivolterebbe nella tomba.
Alberto Cavaglion
(15 maggio 2019)