Il paragone e le differenze
Ragionare non è sempre facile. Ma certi sgradevoli incidenti della vita possono tornare utili, specie quando con i loro interrogativi complessi ci spingono a pur tardive riflessioni.
A Palermo una professoressa viene sospesa dall’insegnamento perché i suoi allievi hanno prodotto un video in cui accostano alle leggi razziste del 1938 il decreto sicurezza anti-migranti voluto dal ministro Salvini. Il tifo divide subito destre e sinistre, fra chi condanna l’offesa al ministro e chi plaude allo spirito critico degli studenti, capaci di ragionare, di creare associazioni e analogie fra realtà diverse. Per fortuna la corsa al tifo non contagia proprio tutti, e c’è anche chi, capace di esercitare ancora il pensiero libero e di rifiutare le prese di posizione ideologiche, si sofferma a pensare criticamente e a ricercare le contraddizioni con cui si scontra la realtà quando intraprende percorsi troppo semplici.
L’incidente, se lo si considera distesi in totale serenità ‘all’ombra di un ampio faggio’, non porta che a necessari e successivi bivi del pensiero. Bivi multipli.
Il decreto sicurezza, di per sé, potrà trovare sostenitori e oppositori. Chi lo sosterrà a difesa dei sovrani confini della patria forse sosterrà anche le leggi razziste del ’38, perché anche quelle erano fatte per difendere la purezza della razza italica e ariana, ed erano atte a garantire la sicurezza dello stato da un pericolo – ebraico allora, islamico ora. Quindi, a quegli allievi, desidererà forse assegnare un premio a riconoscimento del loro acume e della loro sensibilità.
Questi orgogliosi estimatori, tuttavia, non saranno felici che il loro ministro-condottiero venga offeso da giovani studenti. Perché, è chiaro che l’intento degli allievi era, in realtà, quello di sottolineare la disumanità del decreto sicurezza. Estimatori in crisi, quindi.
Chi, invece, al decreto sicurezza si opporrà, in nome dello spirito umanitario e di solidarietà fra i popoli della terra, potrà riconoscere o meno il valore dell’analogia proposta da quei giovani. Se lo riconoscerà, se davvero vorrà credere che decreto sicurezza e leggi razziali sono fenomeni in perfetta analogia, allora vorrà dire che non ha studiato la storia, o che non gli interessa di conoscerla. Gli bastano le analogie spicce, quelle che vanno rapidamente ad effetto, al di là della loro ‘fedeltà’ al vero. Ciò che a questi interessa è solo l’efficace attacco al detestato ministro.
Se, invece, si riusciranno a vedere le differenze fra i due fenomeni messi a paragone, allora vorrà dire che c’è ancora qualcuno sulla faccia di questo paese che ha a cuore l’onestà intellettuale (di cui non occorre vergognarsi) e il rispetto della storia. E questo qualcuno potrà riconoscere che dal fatto che dalla fallimentare analogia fra decreto sicurezza e leggi razziste antiebraiche non deriva obbligatoriamente l’assoluzione del decreto sicurezza. Resta ancora, infatti, un largo margine per la sua fermissima condanna.
Ragionamento complesso per un problema di qualche complessità. Varrà la pena riassumere.
Primo. Il decreto sicurezza anti-migrazione è vergognoso e disumano, non degno di un paese e di una società civili. Quando agli ebrei in fuga dal nazismo fu rifiutata accoglienza la conclusione fu, per loro, nei campi di sterminio.
Secondo. L’analogia fra decreto sicurezza e leggi razziste non regge affatto, per mille diversi motivi che non serve un storico ad illustrare. L’analogia serve solo a enfatizzare il fine retorico dell’associazione e a banalizzare l’evento delle leggi razziste stesse, per le quali un paese discriminava ed emarginava una parte dei suoi stessi cittadini, molti dei quali, poi (e il legame logico e storico è per noi imprescindibile) sarebbero finiti nelle camere a gas.
Alla fine, la reazione della coscienza fa bene allo spirito del paese. Il falso storico (pur dovuto alla generosa ingenuità di giovani scolari) non fa bene affatto. Giusto proporre agli allievi, e magari anche alla professoressa, una meditazione sugli eventi, sulle loro diverse cause e sulle loro diverse ripercussioni. Sulla base della storia, quella vera.
Il decreto Salvini rimane infine disumano anche senza la proposta di analogie.
Dario Calimani, Università di Venezia
(21 maggio 2019)