Sovrani delle proprie illusioni
Un segno dell’evoluzione (involuzione?) dei tempi è segnata, in una parte del nostro Paese ma, evidentemente, non solo in esso – trattandosi semmai di un fenomeno continentale – dalla diffusa coesistenza di una radicale trasformazione tecnologica con ampie sacche di pensiero magico e infantile. In altre parole: al costante incremento nel ricorso alla tecnica, anche e soprattutto nelle relazioni sociali ed interpersonali (basti pensare al ruolo dell’informatica, che sta letteralmente colonizzando tutti gli aspetti della nostra esistenza), si accompagna il ritorno o il consolidamento di forme di interpretazione della realtà dove manca deliberatamente la capacità di stabilire un nesso di causalità oggettiva, ossia comprovabile, tra i fatti concreti e le loro ragioni, da parte di chi li osserva. Il quale, tuttavia, definisce comunque delle correlazioni, sulla base esclusivamente dei suoi gusti, delle sue preferenze, dei suoi desideri. Il riscontro che non vi sia alcuna coincidenza tra gli eventi e le motivazioni che sono addotte per spiegarne la ragione, non solo non turba colui che sta palesemente errando ma, piuttosto, lo induce a ripetere la condotta interpretativa sbagliata. Dentro il pensiero irreale (e surreale) entrano – e bene si accomodano – complotti, paranoie, deliri ma anche aspettative del tutto infondate. Per definire questo stato di cose, per l’appunto, ci si richiama alla magia, che è una modalità di rapportarsi alla realtà attraverso il rifiuto dell’esperienza e del rapporto critico con essa. Benché tali atteggiamenti facciano a pugni con la razionalità dell’età moderna, spesso nei fatti vi coesistono. Ovvero, se da un punto di vista non solo scientifico ma anche logico, ne costituiscono la negazione, da un punto di vista umano sono un rifugio da una realtà altrimenti vissuta come incomprensibile e, soprattutto, insopportabile. Il pensiero magico ed infantile, che connota l’età più giovane dell’uomo, per l’appunto l’infanzia, tende a stemperarsi e poi ad essere superato con la sua crescita, quand’egli inizia a considerare il mondo circostante non solo in quanto emanazione di se stesso ma come qualcosa di molto più complesso, fatto di relazioni tra persone diverse. Ora, questa ragionevole e prevedibile trasformazione fatica sempre più spesso a consolidarsi in quelle parti delle società dove l’incertezza sul proprio futuro si incontra con soggetti politici che ne manipolano le ansie, facendo sì che ad esse si accompagnino aspettative di soluzione dei molti problemi tanto improbabili quanto immaginifiche. Non è un solo fatto di “ignoranza”. Si tratta di una falsa coscienza della realtà. E poiché si verifica dal momento che l’individuo si pensa solo entro i confini di se stesso, incapace di andare oltre il suo perimetro personale, non può sorprendere che una tale forma di percezione e concezione adulterata della realtà corrisponda alla crisi dei legami sociali per come li abbiamo vissuti ancora in un recente passato, quando invece molte cose sembravano essere più certe. E tuttavia, il rischio di fare come lo struzzo, che nascondendo la testa lascia la parte restante del corpo del tutto indifesa, le illusioni rischiano di rivelarsi – più prima che poi – nella loro natura di autoinganni. In questo, la storia recente ha ancora molto da insegnarci.
Claudio Vercelli