Consenso senza progetto
Se c’è un dato che testimonia la crisi strutturale delle democrazie è la riduzione della politica a campagna elettorale permanente. Cosa, tra l’altro, capace di dare immediatamente ragione a tutti i regimi che fanno coincidere la democrazia con la demagogia (Platone docet). Il dato si acuisce ulteriormente se si osservano i recenti movimenti neo-nazionalisti, che continuano a distinguersi per assoluta mancanza di qualsivoglia strategia o progettualità. Le recenti elezioni europee ed israeliane confermano quanto appena detto. Salvini gonfia il petto per una vittoria di Pirro, che lo vede relegato fra i paria in Europa, dimostrando di aver totalmente sbagliato, contemporaneamente, rete di alleanze e calcoli politici. Un cul de sac da cui non si capisce come possa uscire. Dall’altro lato Bibi è caduto per la legge sul servizio militare e lì si ritrova oggi. Questi leader si lamentano che il voto non conti più nulla, la realtà è che sono loro a sfruttarlo come mero strumento plebiscitario. Ma il consenso senza progetto è come il chiodo appeso all’aria.
Davide Assael, Presidente Associazione Lech Lechà
(29 maggio 2019)