L’ebraismo e la sessualità, voci a confronto
L’Istituto Italiano di Studi Germanici ha ospitato ieri una nuova presentazione del volume della Rassegna Mensile di Israel dedicato a “Letteratura ebraica, identità di genere, appartenenza”, a cura di chi scrive e Laura Quercioli Mincer. Erano presenti numerosi autori del volume: oltre ai curatori, in ordine alfabetico, Roberta Ascarelli, Mirna Cicioni, Giancarlo Covela, Silvano Facioni, Anna Segre. Il volume, composto da 11 saggi che spaziano dalla critica letteraria alla filosofia alla teologia, ha un obiettivo comune: presentare al lettore italiano uno spaccato sulla riflessione in merito al rapporto tra ebraismo e sessualità, sul significato e le implicazioni dell’essere ebrei e al contempo avere un orientamento sessuale o un’identità di genere non normativi.
La domanda di partenza riguarda quindi il concetto di identità come “spazio simbolico” in cui si instaura un dialogo tra le diverse componenti del sé, come pure tra istanze individuali e aspettative sociali. Un’identità multipla, fluida, composta di stratificazioni, frutto della compresenza e dell’assommarsi di esperienze, desideri, bisogni, vissuti personali.
Centrale è anche la nozione di appartenenza, intesa non come adesione acritica, ma come necessità di elaborare un proprio modo di esperire, tra cultura di origine e cultura di arrivo, tra la comunità da cui si proviene e quella in cui si trova “asilo” e accoglienza, tra la famiglia in cui si nasce e quella che si crea.
Questo, è stato sottolineato, necessariamente porta a un terzo concetto, quello di cittadinanza, quanto mai attuale nei tempi che stiamo vivendo, ossia la possibilità di vedersi pienamente garantiti e rispettati i propri diritti, a non sentirsi stranieri o estraniati all’interno della società che, in un’ottica inclusiva e aperta, non chiusa e dogmatica, dovrebbe essere luogo di compartecipazione, scambio, dialogo, accettazione. È centrale quindi la definizione di cittadinanza come “possibilità concreta, insieme ad altri, di dare nuovi nomi al mondo, trasformandolo”.
Alcuni saggi affrontano il tema da un punto di vista filosofico e concettuale, presentano uno spaccato della riflessione teorica sull’argomento, come fanno ad esempio Mirna Cicioni e Silvano Facioni, che parlano di due figure chiave come Daniel Boyarin e Adrienne Rich e che, attraverso l’analisi del pensiero di questi due studiosi, approfondiscono temi come margini ed emarginazioni, pratiche di esclusione e di integrazione, la sessualità come “dispositivo identitario”, il ruolo del corpo e il suo simbolismo nella cultura ebraica, le ambivalenze e le contraddizioni delle strategie identitarie, nella prospettiva di un ripensamento delle categorie critiche (che hanno sempre un qualche riflesso “politico”) attraverso cui leggiamo, interpretiamo, comprendiamo la realtà.
Altri saggi, come quelli di Giancarlo Covella, Tommaso, Giartosio, Anna Segre, Roberta Ascarelli, mostrano invece, nella pratica dell’analisi del testo, come questi temi vengono rielaborati sul piano letterario e artistico. E lo fanno analizzando opere di autori come Giorgio Bassani, Martin Sherman, Marcel Proust, Erica Fischer, Tony Kushner, Naomi Alderman. L’idea è che la letteratura costituisca una fucina di riflessione in cui il rapporto non sempre facile tra ebraismo e omosessualità viene concretamente “messi in scena”. Quindi, più che una riflessione astratta, presentano storie, narrazioni, racconti, rappresentazioni di “mondi possibili”.
Il volume ha un carattere aperto, vuole fornire spunti e stimoli, ma non esaurisce di certo il tema. Al contrario vuole essere, almeno nelle intenzioni, un punto di partenza per ulteriori studi, ragionamenti e considerazioni.
L’idea è che si tratti di un argomento talmente vasto e ancora in gran parte inesplorato, soprattutto nel contesto italiano, da meritare un approfondimento, pertanto ci auguriamo che sia soltanto l’inizio di un nuovo modo di guardare e affrontare queste tematiche.
Nella loro introduzione i curatori hanno ringraziato l’UCEI e la direzione della Rassegna “per il coraggio dimostrato nel toccare tematiche tanto sensibili”.
Fra il pubblico anche lo scrittore Aldo Zargani, che ha concluso dicendo: “Noi ebrei ci chiediamo sempre chi sono i nostri nemici. È arrivato il momento per interrogarci finalmente su chi sono, su chi possono essere i nostri amici: le collaboratrici domestiche dell’anno 1939; gli aristocratici (vedi l’amicizia del principe di Guermantes con l’ebreo Swann nel capolavoro di Proust); gli omosessuali come, fra l’altro, questo volume dimostra”.
Alessandro Amenta
(29 maggio 2019)