Ticketless – Ebrei riluttanti
Si dovrà ritornare con calma sull’autobiografia di Sandro Gerbi, appena uscita da Hoepli. Il titolo Ebrei riluttanti sembra confezionato per attrarre la curiosità degli ebrei periferici, di cui spesso si discute in astratto, come ad una forza irreale incuneatasi fra ortodossi e disebreizzati. “Riluttante”, tanto per dire, non fu il padre di Sandro, Antonello Gerbi, grande storico, che nel 1931 non giurò alla richiesta coatta di iscrizione comunitaria e lo fece non per inerzia o mera convenienza, ma per obbedienza ad uno spirito libertario per nulla remissivo ossia per animus antifascista, nel senso migliore del termine. L’autore ha dalla sua il pregio di una scrittura brillante, disincantata e per questo attraente rispetto al profluvio di autobiografie ebraiche che si sono lette negli ultimi anni. Si legge questo libretto come se fosse un romanzo di avventure. Tutto si può dire che nasca – anche il presente libro – da una replica piccata di Montanelli ad una lettera che Gerbi inviò al Corriere in replica ad un articolo assolutorio sull’antisemitismo fascista, riprodotta in facsimile nel volume. Gerbi non è autore che lasci correre. Da quella replica di Montanelli nacque l’idea della ammirevole biografia che Gerbi ha dedicato negli anni scorsi al Principe del giornalismo italiano. Da lì forse deriva anche l’idea di fare i conti sul passato e sulla storia della sua famiglia. Un libro da non perdere che aiuta a riflettere su quanto sia vera l’idea di un ebraismo al plurale.
Alberto Cavaglion