JCiak – Il papà di Aladdin parla ebraico
Se avete qualche minuto e voglia di sorridere, guardate l’intervista di Guy Ritchie a Ynet, il sito di Yediot Aharonot. Per tre minuti filati il direttore di Aladdin – nelle sale italiane a fine mese – risponde alle domande della giornalista Shirit Gal in ebraico. Gli inciampi non mancano e magari se l’è imparata a memoria, ma l’abilità di Ritchie – che malgrado il nome non ha ascendenze israeliane – lascia stupefatti. Non sorprende invece che il video sia diventato subito virale, aggiungendo un altro tassello a un successo che si annuncia globale (il film ha già incassato quasi 260 milioni negli Stati Uniti).
La ragione per cui Guy Ritchie mastica ebraico è ovvia per chi frequenta il gossip. Fra il 2000 e il 2008 il regista inglese è stato sposato con Madonna – che in quel periodo aveva messo su casa a Londra. La nota passione della rockstar per la Kabbalah l’aveva subito coinvolto e da qui a imparare l’ebraico il passo era stato breve. L’amore per l’ebraico e la mistica è sopravvissuto al divorzio tanto da travolgere la seconda moglie del regista, la modella inglese Jacqui Ansley che, dice il marito, ha iniziato a studiare la lingua per leggere in originale gli antichi testi. Gira voce che la coppia sia arrivata al punto di allestire un mikveh nella sua abitazione ma, appunto, sono voci. Si sa invece, perché è lo stesso Ritchie a raccontarlo, che i due spesso usano l’ebraico fra di loro per non farsi capire dai figli che – per inciso – portano i nomi ebraici di Rafael, Rivka e Levi. (Quanto a Rocco, nato dall’unione con Madonna, sei anni fa ha celebrato il bar mitzvah al Kabbalah Center di New York). La lingua segreta dei coniugi Ritchie è destinata però ad avere vita breve. Il regista, che già nel 2017 si era fatto intervistare in ebraico promuovendo King Arthur – Il potere della spada – vuole insegnarla anche ai figli e in fondo non potrebbe essere altrimenti. Quando gli chiedono perché l’ha imparato ribatte infatti “Perché no? È Israele e tutte le storie iniziano in Israele”.
Oltre all’ebraico nell’intervista i cinefili non troveranno molto. Ritchie racconta di aver girato il film perché la figlia adora la storia e ha tanto insistito; ricorda Robin Williams, che aveva magnificamente prestato la voce al genio nella versione animata del 1992 ed elogia Will Smith che nel film interpreta la parte; sottolinea la difficoltà di essere originali in un film prodotto da Disney restando al tempo stesso nel solco della tradizione. Tutto come da copione, insomma, eccetto la sorpresa dell’iniziale “Ani medaber kzat ivrit … caha, caha”.
Daniela Gross