Sorpresa greca
A Ioannina, una città di centomila abitanti nell’Epiro, in Grecia, è stato eletto un sindaco ebreo, Moses Elisaf, già presidente della locale comunità ebraica. Ioannina fu sino alla Shoah centro dell’ebraismo romaniota, poi ciò che ne rimase si disperse soprattutto tra New York – dove esiste tutt’ora una celebre sinagoga con questo minhag nel Lower East Side – e lo Stato di Israele. Niente di così inedito un sindaco ebreo, si direbbe, ovunque ci sono stati e si possono ancora trovare sindaci, consiglieri, parlamentari, ministri, persino presidenti di stato e premier ebrei o con discendenze tali – vedasi tra l’altro anche l’Ucraina. Ma forse in Grecia, dove non ci saranno oltre 3-5000 ebrei, la notizia desta maggiore sorpresa, come mi meravigliò quando lo scorso anno diventò in Tunisia ministro del turismo e dell’artigianato, René Trabelsi, figlio di un dirigente della comunità ebraica di Djerba. Da sottolineare, un ministro ebreo in uno stato a maggioranza musulmana. A parte questo, lo stupore potrebbe derivare soprattutto dal fatto che si ritiene la Grecia, come del resto la Tunisia ed altri stati, luoghi dove la popolazione ebraica è così impercettibile che si pensa sia soltanto un ricordo del passato, un corpo moribondo ed invisibile ormai prossimo all’estinzione. In parte è così, se si esclude Israele e qualche altra eccezione la popolazione ebraica mondiale vive nel continuo rischio della scomparsa, a causa dell’aumento dell’antisemitismo, delle migrazioni per ragioni economiche, e dell’assimilazione. Dall’altra parte, una valida possibilità per chi ha scelto di continuare a vivere in Galut è il contrasto di questi fenomeni, il diventare presenza attiva e non più invisibile nella società civile. Un’alternativa che non dovrebbe riguardare soltanto gli ebrei, ma qualunque minoranza.
Il nostro tempo ci pone davanti delle sfide globali che probabilmente tra qualche decennio renderanno ancora più vane le odierne tendenze sovraniste, le quali mirano alla divisione e all’odio verso il proprio vicino. In questo scenario la partecipazione di tutti e la disperata ricerca di un’unità e di una comprensione non possono venire meno.
Francesco Moises Bassano
(7 giugno 2019)