Israele-Santa Sede, 25 anni di relazioni
Un concerto celebra l’anniversario

Il 30 dicembre del 1993 Stato di Israele e Santa Sede firmano l’Accordo Fondamentale che stabilisce le piene relazioni diplomatiche tra i due Paesi, aprendo un nuovo e articolato spazio di confronto scandito, in questo quarto di secolo, da visite di papi in Israele e di presidenti israeliani in Vaticano. Incontri che diventano consuetudini, rapporti che si consolidano nel nome dei valori comuni. E se diverse restano le criticità da superare molti – concordano le parti – sono comunque gli importanti traguardi raggiunti su cui vale la pena soffermarsi.
Una relazione speciale che sarà festeggiata nelle prossime ore, con un concerto di musica sacra ebraica in programma nel pomeriggio al Tempio maggiore di Roma. Preghiere, salmi, invocazioni all’Eterno a segnare un percorso appositamente studiato da Nathan Lam (nell’immagine), presidente della Fondazione dell’Assemblea dei Cantori e Presidente della Scuola di Canto dell’Accademia per la Religione Ebraica in California. Maestro di canto di numerose star di Hollywood, Lam guiderà la cerimonia con al fianco alcuni colleghi giunti da Israele e Stati Uniti e i membri del coro del Tempio capitolino. Un incontro tra diverse tradizioni che metterà al centro anche la ricchezza del canto sinagogale italiano, e in particolare di quello romano. Tra gli interpreti Claudio Di Segni, direttore del coro del Tempio Maggiore; rav Alberto Funaro, che del Tempio è il cantore; Angelo Spizzichino, autore ed esecutore delle musiche per il salmo 133 con cui fu accolto Ratzinger nella sua visita del gennaio del 2010. Mentre tra i cantori internazionali spiccano Ofer Barnoy, che si è esibito in passato con la Israel Philarmonic Orchestra; Raphael Fieder, già al fianco di Zubin Mehta e Leonard Bernstein; Raymond Goldstein, arrangiatore e compositore per il Coro della Grande Sinagoga di Gerusalemme. Apriranno invece il concerto gli interventi dell’ambasciatore israeliano Oren David, del rabbino capo rav Riccardo Di Segni, del segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin. Un’occasione per ripercorrere questo ancor breve ma significativo percorso caratterizzato da relazioni uniche, differenti da altre, perché in esse – si legge nel breve testo che accompagna il programma – “questioni politiche e religiose convergono intrecciandosi ed influenzandosi reciprocamente”.

(13 giugno 2019)