Il mandorlo
Tra poco leggeremo la parashà di Korach che nel bel mezzo di un drammatico momento di ribellione a Mosè e ad Aronne riporta un curioso ed interessante episodio “vegetale”: “Il Signore parlò a Mosé dicendo così: parla ai figli di Israel e prendi da loro una verga per ogni casa paterna (tribù) dei loro preposti, cioè dodici verghe e scrivi il nome di ogni preposto sulla sua verga. Scrivi il nome di Aron sulla verga di Levi…Porrai le verghe nella tenda della riunione davanti alla testimonianza dove Io mi incontro con voi. E avverrà che la verga di colui che Io eleggo fiorirà. Così acquieterò la ribellione dei figli di Israele che essi fanno contro di voi”.
Mosè obbedì ai comandi del Signore, raccolse le verghe da tutti i capi tribù e le portò nella Tenda della Testimonianza come gli aveva comandato il Signore. E avvenne che il giorno successivo soltanto la verga di Aronne fiorì e addirittura schiuse fiori e produsse frutti. La Torà non rivela da che piante provenissero le verghe. Ma appare chiaro dal prosieguo del testo che Aronne scelse una verga di mandorlo, mentre gli altri optarono per altre piante: il giorno successivo la verga di Aronne fiorì e arrivò addirittura a fruttificare producendo mandorle.
Il mandorlo è una pianta originaria dell’Asia centro occidentale e, marginalmente, della Cina. Secondo alcuni studiosi, le mandorle furono uno dei primi alberi da frutto a essere coltivati grazie all’abilità dei frutticoltori di selezionare i frutti. Così, a dispetto del fatto che questa pianta non si presti alla propagazione tramite pollone (i virgulti che germogliano alla base del tronco) o tramite talea, esso doveva essere stato domesticato perfino prima dell’invenzione dell’innesto. I mandorli domestici appaiono nell’Età del bronzo (3000-2000 a.E.V.). Un esempio archeologico di mandorlo sono i frutti trovati nella tomba di Tutankamon in Egitto (circa 1325 a. E.V..), probabilmente importati dal Levante. Più tardi venne introdotto in Sicilia dai Fenici, proveniente dal Medio Oriente attraverso la Grecia, tanto che i Romani lo chiamavano “noce greca”.
In seguito si diffuse anche in Francia e Spagna e in tutti i Paesi del Mediterraneo. In America giunse nel XVI secolo. Alla specie Amygdalus communis appartengono tre sottospecie di interesse frutticolo: sativa (con seme dolce e guscio duro: comprende la maggior parte delle specie coltivate), amara (ha seme amaro per la presenza di amigdalina, sostanza tossica) e fragilis (con seme dolce e guscio fragile). L’albero può raggiungere 8-10 metri di altezza ed è molto longevo. L’apparato radicale è molto espanso e soprattutto capace di scendere a profondità notevoli nel terreno, così da raggiungere strati umidi profondi e ponendo le radici al riparo da calori eccessivi nelle zone caldo-aride del Medio Oriente. I fiori sono bianchi o leggermente rosati e sono molto sensibili ai primi rialzi di temperatura dopo i freddi invernali, così da produrre spettacolari fioriture in ambienti di aspetto ancora invernale. La fioritura dei mandorli diventa un evento nazionale e viene salutata come l’addio all’inverno e l’ingresso nella primavera. Il nome ebraico della mandorla, shaked, significa anche sveglio, vigile e probabilmente deriva da questa attitudine alla precocità della fioritura, che, soprattutto in Israele, coincide con Tu-biShvat. Geremia, rispondendo al Signore che gli chiedeva cosa vedesse, rispose: vedo un ramo di mandorlo “frettoloso”. Strana espressione che evidentemente si riferiva alla precocità di fioritura e a cui il Signore risponde: “Vedi bene perché io mi affretterò ad adempiere alla mia parola”. Quindi la precocità di fioritura è presa come simbolo di velocità nella realizzazione della promessa del Signore. Ma questa velocità che caratterizza l’albero dà origine, nel Talmud, ad un paragone interessante: nel Trattato Berahot vengono comparate la durata della gravidanza (o simili) in svariati animali, con l’intervallo tra fioritura e fruttificazione. Ad esempio come la gravidanza del cane viene paragonata all’intervallo tra lo sboccio e la maturazione dei fichi: in entrambi i casi 50-60 giorni, così il mandorlo viene paragonato alla gallina che cova le uova per 21 giorni. In effetti in questo lasso di tempo le mandorle non maturano, ma i fruttiverdi, freschi, appena formati sono consumati golosamente per Pesach dagli Ebrei orientali. Occorrono ancora alcuni mesi perché le mandorle, all’interno dell’endocarpo (nocciolo o guscio) arrivino a maturazione. Ma la citazione più elevata la troviamo nella parasha di Terumà (Esodo 25:33) dove, spiegando come costruire il Candelabro, il Signore ordina che i calici al termine di ogni ramo, abbiano la forma di un fiore di mandorlo. Un albero “solerte” cui tocca la vetta degli onori: entrare a far parte dei componenti del Candelabro del Tempio. Forse un esempio e un invito per gli uomini.
Roberto Jona, agronomo
(18 giugno 2019)