Il coraggio di Bartali alla maturità
La nipote: “Emozione indescrivibile”

Il primo anno senza il tema storico alla maturità. Ma la storia in qualche modo resta protagonista sui banchi di scuola, grazie a una riflessione tratta da “La cultura italiana del Novecento” di Corrado Stajano e grazie alle imprese speciali di un grande ciclista fiorentino che, a rischio della propria vita, nel momento di massimo pericolo, si è dimostrato un gigante di umanità.
Gino Bartali, campione sui pedali e “Giusto tra le Nazioni” per l’aiuto offerto agli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Nelle prossime ore sarà resa nota la percentuale di quanti hanno scelto oggi questa traccia. A prescindere dai numeri, un segnale comunque importante. “Pensare che la sua vicenda sia stata oggi ripercorsa da centinaia di migliaia di ragazzi è una sensazione indescrivibile” commenta a Pagine Ebraiche la nipote Gioia. “Un risultato – prosegue la nipote di Ginettaccio – che è un po’ la ciliegina sulla torta alle numerose iniziative intraprese in questi anni, anche grazie al fondamentale supporto del vostro giornale, alle prove inconfutabili di verità che avete portato su quegli anni. In molti casi inedite, come nel caso della storia di Giorgio Goldenberg e dei suoi familiari che nonno nascose nella cantina di via del Bandino a Firenze”.
Gioia è un’attiva protagonista nelle scuole, che incontra spesso nel segno di nonno Gino. “Ogni volta che partecipo a eventi con i ragazzi – racconta – attorno a me vedo solo entusiasmo e interesse. Tutti si appassionano e immedesimano in questa vicenda, caratterizzata da valori di umiltà, solidarietà, coraggio. Valori che non devono essere dispersi e che mi sforzo di trasmettere con il massimo impegno”.
Positivo riscontro anche per Anna Segre, insegnante e storica collaboratrice del portale dell’ebraismo italiano. “Ho trovato interessante – spiega – la scelta di far riflettere i ragazzi sul rapporto tra sport, storia e società: anche se mi aspettavo che la traccia Bartali avesse un maggior successo, non così tanti l’hanno scelta. Almeno nella classe in cui ero commissario”. Qualche perplessità invece su un passaggio dell’articolo del giornalista Cristiano Gatti del Giornale scelto per la traccia, in cui ad un certo punto, facendo riferimento agli ebrei salvati da Bartali, si sostiene che “il numero conta poco: ne avesse salvato uno solo non cambierebbe nulla”. Certo Gatti non intendeva questo, sottolinea Segre, ma il rischio di una affermazione del genere è “che possa essere interpretata dai ragazzi come un invito a non dare troppa importanza alla ricerca storica”.
Per la verità non l’unico passaggio discutibile dell’articolo, uscito nel settembre del 2013, poche ore dopo il conferimento del titolo di “Giusto” in memoria al ciclista fiorentina. L’articolista parla infatti di un certo attivismo negli anni, da parte dei salvati, nel fare memoria di quelle azioni. Ma come ben sanno coloro che hanno seguito con attenzione questa vicenda, ciò è piuttosto fuorviante rispetto alla realtà dei fatti e alle evidenze solo gradualmente portate su queste pagine.
“Bartali l’ha dimostrato. Lo sport può fare tantissimo” afferma Giovanni Bloisi, ciclista della Memoria che macina ogni anno migliaia di chilometri nei luoghi del ricordo. Anche lui, come Gioia, è emozionato. “Si sta onorando – riflette – un grande uomo e campione, che per quelli come me è più di un punto di riferimento. In un momento in cui il Paese sembra andare in una direzione ben diversa rispetto ai valori testimoniati da Gino, la sua figura non può che essere di ispirazione”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(19 giugno 2019)